di
Michele Mauri
Affermava Pascal: “Notre nature est dans le muovement”.
L’uomo è un animale che ha bisogno di camminare. Per curare la
solitudine e soddisfare il suo bisogno di crescita. Per aprire nuovi
orizzonti. Camminare crea i presupposti psicologici ideali per una
riflessione ponderata, accende le idee. Equilibra i due lobi del
cervello in un’operazione quasi automatica.
L’uomo moderno, invece, ha quasi dimenticato come si cammina. E
l’abbandono di questo gesto naturale, proprio dell’animo umano, lo
spinge talvolta a crearsi viaggi alternativi. A me invece è sempre
piaciuto camminare. Da un po’ di tempo amo molto anche correre: un modo
di marciare un po’ più velocemente, senza tante velleità agonistiche.
Che si tratti di camminare o correre per le strade trafficate,
attraverso la campagna o su sentieri montani, in fondo ha poca
importanza. È l’imperioso richiamo interiore del cammino che mi mette in
moto. Passo dopo passo, meglio se con l’aiuto di bei paesaggi, ma anche
e forse di più del silenzio, ci si avvicina a sé e alle proprie
emozioni.
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