sabato 17 novembre 2018

Mal di montagna

Non potevamo in un sito di montagna non affrontare questa patologia così specifica che colpisce escursionisti ed alpinisti di tutte le età. Andiamo ad esaminare il quadro clinico di questa malattia soffermandoci su come evitarne le conseguenze.

CAUSE DEL “MAL DI MONTAGNA”

Innanzi tutto il mal di montagna è una patologia che colpisce escursionisti ed alpinisti che salgono troppo rapidamente di quota portandosi in brevissimo tempo oltre 2500 – 3000 metri di quota. Diversi itinerari contenuti in questo sito varcano la soglia dei 3000 metri e quindi riteniamo queste informazioni rilevanti. Naturalmente la stessa sindrome può colpire chi raggiunge in aereo quote troppo alte come spesso avviene per chi si reca in America Meridionale dove diverse città sono poste a quote notevoli (La Paz, capitale della Bolivia, è posta con i suoi quartieri più alti a 4000 metri, Lhasa è posta a 3600 metri ecc…)
Comprendere l’origine del “mal di montagna” significa fare proprio un concetto basilare e cioè che il corpo umano soffre quando la concentrazione di ossigeno nell’aria è insufficiente. E’ noto che l’aria che circonda tutti noi, rendendo possibile la respirazione, è una miscela di gas nel quale l’ossigeno rappresenta circa il 21% del totale. Questa percentuale resta del tutto immutata con la quota, ciò che invece subisce una modifica salendo d’altitudine è naturalmente la pressione atmosferica la quale diminuisce con l’aumento dell’altezza. Questo si verifica in quanto in vetta la colonna d’aria che sovrasta l’escursionista è certamente inferiore che non in pianura e quindi essa esercita una pressione minore. Il risultato sarà la rarefazione dell’aria per cui, sebbene la percentuale d’ossigeno presente rispetto agli altri gas sia immutata, la quantità d’ossigeno realmente disponibile sarà in ogni caso inferiore in quanto tutti i gas subiranno una rarefazione con la quota in modo proporzionale fra loro.
Il risultato sarà per l’escursionista un mancato adattamento all’altitudine dovuto in sintesi ad una riduzione della pressione parziale d’ossigeno (ipossia ipobarica). Per dare qualche valore che permetta di capire l’entità della riduzione di pressione con la quota, consideriamo per cominciare che al livello del mare la pressione parziale d’ossigeno è pari a circa 160 mmHg (la pressione media atmosferica a 0 metri di quota è infatti di 760 mmHg; il 21% di 760 mm Hg è approssimativamente 160 mmHg). Ad una quota di 3000 metri la pressione parziale d’ossigeno scende a 110 mmHg; intorno a 5000-6000 metri si riduce a 80 mmHg e sulla vetta più alta del mondo (Everest – m 8850) è un terzo rispetto a quella del mare con un valore di circa 50 mmHg. Questo è alla base del “mal di montagna” disturbo che non deve essere sottovalutato nel nostro paese sebbene la massima quota raggiungibile sia rappresentata dal Monte Bianco che non raggiunge i 5000 metri.

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Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne.

Immanuel Kant

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