venerdì 27 febbraio 2009

La salute come percorso di consapevolezza















Su AAM TerraNuova ho trovato questo articolo, che credo possa interessare tutti i camminatori consapevoli.

“La salute come percorso di consapevolezza”
Di Ralph A. Belig

Nell’antica Grecia si pensava che per guarire da una malattia bastasse dormire in
un tempio consacrato ad Asclepio, l’Esculapio dei Romani. Coloro che non stavano
in buona salute, lasciavano il loro paese per andare a cercare un tempio. A volte questo
voleva dire lunghi tragitti, cammini di giorni e giorni, un vero e proprio pellegrinaggio
prima di trovare un tempio di Asclepio.
Mettersi in cammino da soli per andare verso la salute, rappresentava una decisione potente:
il primo passo verso la guarigione. Una volta arrivato al tempio, il viandante non veniva
fatto entrare subito, rimaneva fuori diversi giorni, durante i quali veniva invitato a digiunare
e a sottoporsi ad altri rituali di purificazione per liberarsi dalle tossine e lasciare fuori
dal tempio le sue vecchie abitudini, che poi rappresentavano la malattia stessa.
Completata la purificazione, veniva introdotto all’interno del tempio, dove veniva sottoposto
alle varie terapie. La prima medicina utilizzata era quella più diffusa a quei tempi,
basata sull’assunzione di erbe e cibi curativi; ma in nessuno tempio dedicato ad Asclepio
mancava una palestra, dove i pazienti potevano curare il corpo, e spazi ad hoc per
condividere con altri pazienti, e spesso filosofi di passaggio, riflessioni e discussioni sui
grandi temi della vita. Non veniva trascurata neanche l’espressione artistica: con regolarità
venivano messi in scena i drammi degli autori classici dell’epoca, a cui spesso partecipavano
gli stessi malati. Molto spazio era dedicato anche al cultura del bello: tutti i
templi di Esculapio erano ornati di opere d’arte dei maggiori scultori dell’epoca.
Il senso di questa grande ricchezza d’attività era quello di affrontare la malattia da un
punto di vista globale, oggi si direbbe olistico: il rimedio fitoterapico, l’alimentazione,
l’esercizio fisico, il nutrimento dell’anima e l’attività espressiva. Molto diverso da
quanto viene fatto oggi nei nostri attrezzatissimi ospedali, dove la guarigione è delegata
esclusivamente ai tecnici della salute e il paziente assume un ruolo passivo.
Certo la medicina ha fatto dei grandi passi avanti, siamo diventati molto bravi a curare
le malattie acute, a intervenire nelle situazioni traumatiche e di urgenza. Se abbiamo
un incidente automobilistico è meglio finire in un ospedale attrezzato del XXI secolo
che in un tempio di Esculapio. Tuttavia il fatto che oggi la maggior parte delle malattie,
almeno nei paesi industrializzati, sono di carattere cronico e l’approccio della
medicina convenzionale risulta in gran parte insufficiente.
Il principale ingrediente che manca oggi nel campo della salute è lo stimolo a guardarci
dentro, a migliorare il nostro stile di vita, quasi sempre caotico e poco salutare. Il risultato
è che le nostre menti sono confuse e generano di conseguenza una fisiologia di stress.
Più un organismo è sotto stress, tanto più trattiene e accumula energia e diventa un sistema
chiuso perché si chiude agli input che provengono dall’esterno, aumentando così il
suo stato di disordine interno. Un sistema aperto invece sviluppa entropia negativa perché
ha più vitalità e quindi più salute. Il primo passo verso la salute è rendersi conto se
il nostro organismo è chiuso e si sta auto-degradando per via di questo meccanismo oppure
se può considerarsi un sistema aperto e quindi attuare tutte le strategie necessarie
per ridurre il livello di stress. Un organismo meno stressato presenta un’armonia di funzionamento
che gli permette di evolvere in un’altra direzione di maggiore salute.
Questo processo di riduzione dello stress è fondamentale per superare l’attuale paradosso,
unico nella storia dell’uomo: oggi si vive più a lungo, ma non si ha il tempo per
godere appieno di questo. Manca anche la consapevolezza, ma solo se sono consapevole
posso condurre uno stile di vita sano e soddisfacente, partecipando proficuamente
alla vita della società e al progresso del pianeta. D’altra parte più sono consapevole dei
meccanismi interni, più sono consapevole dei meccanismi collettivi che sono ben ancorati
nella nostra mente e da cui poi derivano stili di vita poco salubri.
La salute è l’esperienza della vita, della nostra relazione con il mondo umano e non umano.
Se c’è una malattia c’è un messaggio, c’è qualcosa da imparare e probabilmente da
cambiare. Purtroppo la medicina moderna ha perso per strada l’aspetto educativo. Se
leggiamo con attenzione l’insieme di provvedimenti e azioni che costituiscono il cosiddetto
piano sanitario nazionale, più che di «politica della salute» sembra trattarsi di
«politica della malattia». È tempo di ribaltare quest’approccio meccanicistico e valorizzare
a pieno il concetto che vede la salute come un percorso consapevole costante e attivo,
basato sulle piccole scelte di ogni giorno.

(tratto dal numero di Marzo
2007 di Salute è, supplemento di MnC di Aam Terra Nuova)

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mercoledì 25 febbraio 2009

Un passo e poi un altro e un altro ancora

Un passo e poi un altro e un altro ancora.

Al ritmo silenzioso dell'anima

Mentre si snoda la strada è il gomitolo del cuore che comincia a dipanarsi l'alternarsi dei piedi si fonde con un dentro- fuori un oggi-ieri, un io un tu… un io che si guarda allo specchio. Nel silenzio si sollevano i piedi e i ricordi. Le emozioni di ieri si saldano all'oggi.

Passato e presente diventano cerchio, completezza dell'essere. Ma non solo come individui: c'è una completezza, una totalità ancora più vasta che si risveglia e si ricompone nel camminare a piedi nella natura. E' lo scoprire il nostro essere vibrare con gli alberi, l'acqua di un torrente, l'azzurro del cielo, le forme di una nuvola.

Soli e interi, ma interi perché parte di un tutto. E anche la memoria della nostra cultura, del nostro essere storia/cultura risuona in modo nuovo e diverso: è da dentro che si colgono i significati più profondi delle parole ereditate da chi ci ha preceduto, nella nostra e in altre culture.

Da Lucrezio, a Ovidio, ai Celti, agli indiani d'america, solo per citare a caso…. E cambia il modo di guardare.

Le immagini diventano forme, suoni, colori, spazi che fluiscono in noi, come collegati da un cordone energetico. Non è più solo vedere o ascoltare, ma Essere.

Sentirsi nella totalità.

Adriana Passari

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martedì 24 febbraio 2009

Gli Altimetri

L'altimetro è uno strumento prezioso per attività quali l'alpinismo, il trekking e i viaggi nella natura. La maggior parte degli altimetri si basano sulla misurazione della pressione atmosferica per poter determinare l'altitudine. Questo perché la pressione atmosferica ha una caratteristica: più si sale in quota, più diminuisce.

Calibrare l'altimetro e il barometro

Mentre siete seduti davanti al computer e leggete questo testo, la pressione atmosferica che vi circonda cambia perché cambia fisicamente l'aria che vi circonda (umidità, caldo e freddo). Dal momento che la pressione dell'aria cambia con il cambiare del tempo, avrete bisogno di calibrare e ricalibrare il vostro altimetro e barometro per essere sicuri di avere valori accurati durante l'escursione. I barometri mantengono la calibrazione, in quanto lo strumento misura costantemente i cambiamenti di pressione atmosferica. Invece un altimetro non manterrà la calibrazione nello stesso modo ed interpreta i cambiamenti di pressione atmosferica come cambiamenti di altitudine.

Per questo è importante calibrare spesso l'altimetro, anche più volte durante la stessa escursione se le condizioni atmosferiche non sono stabili. Più spesso calibrerete il vostro computer da polso e più accurati saranno i valori. La calibratura si fa con l'uso di una cartina topografica; quando siete sicuri di essere in un determinato punto, (partenza, punti quotati tipo chiese, rifugi, etc) potete desumere la quota per poi riportarla sul vostro altimetro. Anche durante il percorso riconoscere i luoghi dove vi trovate vi permetterà di tarare più spesso l'altimetro e avere una maggior sicurezza sul vostro posizionamento anche davanti a continui cambiamenti del tempo.

Perchè l'altimentro è affidabile?

Chi frequenta la montagna o ama il trekking, sa che nel corso degli anni il paesaggio cambia e con esso cambiano anche i corsi dei fiumi, le strade, le case, i sentieri (non sempre certo, ma qualche volta si). Tuttavia le quote restano più facilmente invariate perché i tempi di erosione delle montagne sono significativamente lunghi e non circoscrivibili alla media della nostra vita. Questo significa che molto probabilmente a distanza di anni, ripassando da uno stesso sentiero potranno essere cambiate alcune cose ma difficilmente sarà variata la quota. Questo spiega l'importanza di un altimetro, specie in condizioni non ottimali di visibilità (nebbia, neve, pioggia) quando non è facile individuare punti per orientarsi. Naturalmente questo è uno strumento utile a chi ama andar per boschi, sia per lavoro che per passione.

Quali altimetri comprare?

Oggi c'è una buona scelta. Si va da semplici orologi da polso muniti anche di altimetro e barometro oltre che di termometro che possono costare intorno ai 100\150 euro e sono meno delicati di un altimetro. Oppure si sale fino a 300 euro per un discreto prodotto fino ai 500 per l'eccellenza nel settore. Ci sono anche alcune funzioni accessorie che possono tornare utili. Ad esempio il trend della pressione che può essere utile per avere un’idea della tendenza meteo, i dislivelli percorsi, l’alimentazione solare, la pressione a livello del mare, la bussola, la temperatura. L'errore tollerabile per un altimetro, secondo la mia esperienza, deve stare intorno a 20 metri, non oltre. Naturalmente i più precisi arrivano ad errori di pochi metri.

Parliamo di tre marche e altimetri diversi per cominciare. La marca per eccellenza più competitiva in questo settore è la Suunto. Il modello che prendo in considerazione è, nella gamma Suunto, Suunto Vector, prezzo accessibile (180-200 euro) con precisione intorno ai 5 metri, trend barometrico che serve per fare previsioni atmosferiche abbastanza buone e quindi poter scegliere in anticipo, spia della batteria, batteria sostituibile dall'utente, retroilluminazione quando è buio, pressione a livello del mare (molto importante per capire l'andamento metereologico generale), bussola di precisione, range di altitudine, etc. Altri modelli un po' più cari sono il Suunto X-Lander (290 €) e infine il Suunto Observer (a partire da 350€), con taratura a 1 metro e maggior precisone e affidabilità degli altri, insieme ad altre funzioni aggiuntive (molto utile è la pressione riportata sempre a quella sul livello del mare). La Suunto ha anche il modello Lumi pensato al femminile (250 €), simile per prestazioni al modello Vector.

Altra marca, Casio PROTREK PRW1300 1ver con un costo intorno ai 180\200 euro. Funzioni abbastanza simili ai precedenti anche se meno precise, alimentazione solare, bussola digitale, dislivello totale per escursione, etc.

Infine, un prodotto che può essere accessibile a tutti, Oregon RA123, pensato per tutte le attività sportive all'aria aperta. Indica l'altitudine e la pressione atmosferica e può funzionare come bussola digitale e torcia. Altri punti di forza sono l'indicazione delle previsioni meteorologiche e il prezzo, 70 euro! Naturalmente, prestazioni, precisione e affidabilità non sono confrontabili con gli altri altimetri prima illustrati, in quanto risultano inferiori.

Iuri Pagliai

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sabato 21 febbraio 2009

La seconda giornata dei sentieri

Anche quest'anno, domenica 1 marzo, ci troveremo in diversi luoghi d'Italia, per la seconda Giornata dei Sentieri. Questa iniziativa è nata per la salvaguardia e il ripristino dei sentieri in Italia, un veicolo di comunicazione e spostamento lento sempre più in disuso e in stato di abbandono. Ci sono sentieri che univano paese a paese, mulattiere percorse da asini, tratturi per la transumanza, stradelle per pellegrinaggi o viaggi antichi. Una vasta rete di sentieri in Italia che non sono affidati alla manutenzione del Club Alpino e che quindi versano in cattive condizioni, rischiando di scomparire nella macchia, di franare, o peggio essere invasi da rifiuti. Chi cammina tanto è giusto che si faccia carico dei sentieri... Invitiamo dunque tutti i camminatori, soci e non soci, ai quali si chiede una giornata di lavoro insieme.

Si comincia dalla valle di Gombola, provincia di Modena, il regno del magico asinaro Massimo Montanari, che ci propone di ripulire la mulattiera che va dall'antico castello all'asineria. Questo sentiero è stato aperto da centinaia di bambini che, con le simpatiche asinelle dalle orecchielunghe, hanno trasformato una traccia di caprioli vicino al torrente Torella. Con il contributo dei camminatori della Boscaglia, cercheremo di sistemarlo e renderlo praticabile a tutti, tra gli altri al primo gruppo di genitori con bambini e asini che partirà quest'estate per il viaggio “Il gigante dell'appennino”.

Si continua in Toscana, in provincia di Arezzo, dove Maurizio Barbagallo c'invita a ripulire l'antico percorso che collega la Badia medioevale di Soffena con l'eremo di Gastra. Siamo nel Pratomagno, sull'itinerario “Firenze – Arezzo”. Questo sentiero ha un valore storico, perchè collega la zona dei borghi montani aretini, con le zone archeologiche fiorentine come il Poggio della Regina, è viabilità antica con tratti lastricati.

Concludiamo con la Sicilia, dove Nanni e Turi, i nostri amici di Kalura e tutti i siciliani che vorranno unirsi a loro, andranno a ripulire il sentiero della Cava di Santa Domenica. Il percorso è nel cuore di Ragusa, anzi è l'accesso ideale per Ragusa Ibla, lo splendido borgo barocco, che costituisce la parte più vecchia della città. Qui l'obiettivo è di rivitalizzare un parco urbano e farlo conoscere come itinerario a piedi. Vi aspettiamo, per ringraziare insieme i sentieri che calpestiamo tutto l'anno.

Per iscrizioni alla II° Giornata dei Sentieri Boscaglia: info@boscaglia.it / fax 055.71880359 tel 0823.465961 / lun-ven (9-13) (14-18)


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venerdì 20 febbraio 2009

Monterosso al Mare





È il più occidentale dei paesi che costituiscono le Cinque Terre.

Monterosso è ubicato al centro di un piccolo golfo naturale, protetto da una modesta scogliera artificiale. Ad Ovest del paese, al di là del colle dei Cappuccini, si trova l'abitato di Fegina, naturale espansione turistico-balneare del piccolo borgo originario. Fegina è raggiungibile tramite un tunnel di poche decine di metri; qui è ubicata la stazione ferroviaria e si trovano le spiagge relativamente più estese, rispetto alle anguste scogliere che caratterizzano gli altri borghi delle Cinque Terre.

Il comune fa parte della Comunità Montana della Riviera Spezzina e del Parco Nazionale delle Cinque Terre.

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mercoledì 18 febbraio 2009

martedì 17 febbraio 2009

A piedi - Cagnolino trova padrona sotto la valanga

Chi pensa a un cane da valanga di solito ha in mente un San Bernardo con tanto di botticella di grappa legata al collo, non certo il piccolo bastardino che il 4 Febbraio ha salato la sua padrona, fiutandone la posizione sotto una valanga. La donna, di 53 anni, stava camminando lungo una strada nella zona di Recoaro Terme, quando una slavina l’ha travolta. Quando i soccorritori, accorsi prontamente, hanno iniziato a scavare sotto la neve, il cagnolino li ha guidati.

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giovedì 12 febbraio 2009

Domenica 15 febbraio: Levanto-Punta Mesco-Levanto (Sp)



Dislivello : 400 m

Ore totali cammino : 5

Difficolta' : E

Trasferimento : treno

E’ un itinerario molto panoramico che offre tanti motivi di interesse, storici e naturalistici.

Dopo aver attraversato il centro storico di Levanto, cittadina di antichissime origini e ricca di monumenti, saliamo per una antica mulattiera, costeggiando oliveti e vigne; continuando il cammino attraversiamo bei boschi di conifere per collegarsi al percorso di crinale delle Cinque Terre.

Da questo bivio si raggiunge in breve tempo Punta Mesco, eccezionale osservatorio su mare e territorio e dove, nelle limpide giornate invernali, si possono vedere le isole del Tirreno e persino i monti della Corsica.

L’escursione prosegue con una tranquilla discesa fra la tipica vegetazione mediterranea, chiudendo l’anello sul piazzale del Castello Medioevale, da cui scendiamo sulla passeggiata a mare di Levanto.

ANDATA

Voghera – Stazione FS: ritrovo 7h40 > partenza 8h11

Tortona – Stazione FS: ritrovo 7h50 > partenza 8h22

Per chi vuole partire dalla Stazione FS di Arquata Scrivia, la coincidenza col treno proveniente da Voghera e Tortona è alle ore 9h13 a GE P.P. ed i treni utilizzabili sono :

Arquata 7h46 > GE P.P. 8h22

Arquata 7h51 > GE P.P. 8h59

L’arrivo a Levanto è previsto per tutti alle 10h52


RITORNO

Considerati i tempi di percorrenza della gita e le soste obbligate, la soluzione più comoda è rappresentata dal treno diretto Levanto 17h46 > Arquata S. 20h14, Tortona 20h30, Voghera 20h43


NB: Per chi volesse utilizzare la propria auto il ritrovo sarà nell’atrio della Stazione FS di Levanto alle 11h00


Mauro

mercoledì 11 febbraio 2009

A piedi - 1 Marzo - Giornata dei sentieri

Gli amici de La Boscaglia ripropongono quest’importante iniziativa, che mira al recupero di alcuni sentieri non gestiti dal CAI o dalle amministrazioni locali, e che quindi rischiano l’abbandono.

Il primo giorno di marzo si armeranno di pale e machete per riaprire tre sentieri in Emilia, Toscana e Sicilia. L’inziativa è aperta a tutti i camminatori di buona volontà, che possono saperne di più cliccando qui.


Fonte

Il Movimento Lento

notizie per chi viaggia senza fretta, a piedi e in bicicletta, a cura di itinerAria - www.itineraria.eu

Per chi va a piedi

Per chi va in bicicletta

  • NELLE CITTA' ITALIANE NON SI PEDALA - un'indagine di Legambiente ritrae un paese in controtendenza rispetto alla media europea
  • BICI E SCUOLA -la FIAB ha creato un nuovo sito web dedicato agli educatori impegnati nella diffusione della cultura della bicicletta
  • TRENTINO ARCOBALENO - 12 lunghi itinerari a tappe, per esplorare uno dei territori più cicabili d'Italia

Per chi ama viaggiare con lentezza

Leggete gli ultimi articoli pubblicati su www.itineraria.eu

lunedì 9 febbraio 2009

15 FEBBRAIO 2009: LEVANTO-PUNTA MESCO-LEVANTO (SP)

Dislivello : 400 m
Ore totali cammino : 5
Difficolta' : E
Trasferimento : treno

ATTENZIONE - MOLTO IMPORTANTE PER CHI PARTE DA TORTONA - al momento, come
gia' ampiamente pubblicizzato sui vari organi di stampa, la stazione
ferroviaria di Tortona E' CHIUSA LA DOMENICA. Salvo novita' dell'ultima
ora, pertanto, chi intende partecipare alla gita dovra' procurarsi il
biglietto con adeguato anticipo

Descrizione della gita:
E' un itinerario molto panoramico che offre tanti motivi di interesse,
storici e naturalistici.
Dopo aver attraversato il centro storico di Levanto, cittadina di
antichissime origini e ricca di monumenti, saliamo per una antica
mulattiera, costeggiandooliveti e vigne; continuando il cammino
attraversiamo bei boschi di conifere per collegarsi al percorso di crinale
delle Cinque Terre.
Da questo bivio si raggiunge in breve tempo Punta Mesco, eccezionale
osservatorio su mare e territorio e dove, nelle limpide giornate
invernali, si possono vedere le isole del Tirreno e persino i monti della
Corsica.
L'escursione prosegue con una tranquilla discesa fra la tipica vegetazione
mediterranea, chiudendo l'anello sul piazzale del Castello Medioevale, da
cuiscendiamo sulla passeggiata a mare di Levanto.

Descrizione del percorso:
Scendendo dalla Stazione FS per andare a raggiungere il sentiero,
attraversiamo il centro storico di Levanto, che presenta tanti monumenti
interessanti e di differenti epoche storiche. Passiamo proprio nel
quartiere una volta interessato al traffico portuale e notiamo,
soprattutto nelle chiese, il tipico stile gotico genovese. Dalla
piazza dell'antica loggia comunale, luogo di incontro della comunita',
costeggiamo poi le mura medioevali del paese, erette nel XIII secolo, sino
alla Torre dell'Orologio.
Saliamo ora, in modo deciso all'inizio e poi piu' dolcemente, per circa 1h
e mezzo lungo una mulattiera fra gli alti muri tipicamente liguri e poi
sul sentiero(segnavia 22) che guarda da sopra la soleggiata valle del Rio
Cantarana che correparallela alla linea di costa. Ignoriamo i sentieri che
scendono, verso Levanto a destra o verso il Rio Sella a sinistra, e
attraversiamo piccole valli dal paesaggio dominato da olivi e pini
marittimi, mentre il substrato geologico e' ricco di ofioliti.
Quasi in piano arriviamo alla Colla dei Bagari dove troviamo il sentiero
di crinale 1 delle Cinque Terre che seguiremo sino all'arrivo; il punto e'
riconoscibile dalla palina di segnalazione e richiesta soccorso. Dopo una
breve sosta di riposo, ripartiamo in gruppo e camminando fra boschi di
conifere, purtroppo profondamente segnati da ripetuti incendi negli anni
scorsi, arriviamo sino a Punta Mesco (311 mt.).
Anticamente sul monte vivevano i frati Agostiniani, eremiti, che
assolvevano anche il compito di sorveglianza dalle incursioni piratesche;
restano le rovine della struttura monastica di S.Antonio abbandonata nel
1400. Da questo luogo, anche detto perche' e' stato sede di
un faro, ammiriamo uno dei panorami piu' ampi sull'orizzonte marino della
Liguria, che spazia da Portovenere sino alle Alpi Marittime. Ci fermiamo
circa 1h per il pranzo al sacco a goderci un meritato riposo al sole.
Risaliamo sino al bivio a monte dei ruderi di S.Antonio e da qui seguiamo
a sinistra la comoda mulattiera che costeggia il versante a mare.
Scendendo incontriamo splendidi aspetti di macchia mediterranea; da grandi
piante di corbezzoli ed eriche, un tempo utilizzate come radica per pipe,
a belle ed intricate leccete, a maestosipini d'Aleppo. Il sentiero si
avvicina anche alle falesie, sorvolate da gabbiani e falchi pellegrini,
che sul mare si protendono con lo Scoglio Nero, Punta Spiaggia e
Punta La Gatta. Incontriamo anche Casa Lovara, poi Casa Nuova e Case
S.Carlo, sino ad arrivare sulla strada asfaltata in prossimita' del
ristorante .
Seguendo il segnavia sul muro e sul selciato, la percorriamo per circa 500
mt riprendendo il sentiero che scende a sinistra verso Levanto fra
uliveti, vigneti e casette immerse nel verde. Arriviamo dopo circa 2h
sulla piazza del Castello Medievale da dove scendendo una scalinata
concludiamo il nostro anello sulla passeggiata a mare, dove ci potremo
godere il tramonto in attesa del treno di ritorno.


Annotazioni importanti:
Nella prima parte del percorso si consiglia di restare a contatto del
gruppo e degli accompagnatori in quanto il sentiero, pur essendo evidente,
e' poco segnalato.
Successivamente, nel tratto che va dal raccordo di crinale a Punta Mesco,
ci sono diversi alberi caduti per gli incendi. Attenzione dunque a non
inciampare, mentre si scavalcano o ci si passa sotto.

Informazioni per i trasferimenti :

ANDATA
Voghera Stazione FS: ritrovo 7h40 > partenza 8h11
Tortona Stazione FS: ritrovo 7h50 > partenza 8h22
Per chi vuole partire dalla Stazione FS di Arquata Scrivia, la coincidenza
col treno proveniente da Voghera e Tortona e' alle ore 9h13 a GE P.P. ed i
treni utilizzabili sono :
Arquata 7h46 > GE P.P. 8h22
Arquata 7h51 > GE P.P. 8h59
L'arrivo a Levanto eì' previsto per tutti alle 10h52

RITORNO
Considerati i tempi di percorrenza della gita e le soste obbligate, la
soluzione piu' comoda e' rappresentata dal treno diretto Levanto 17h46 >
Arquata S. 20h14, Tortona 20h30, Voghera 20h43

NB: Per chi volesse utilizzare la propria auto il ritrovo sara' nell'atrio
della Stazione FS di Levanto alle 11h00

Altre informazioni :
Per chi fosse interessato ad avere notizie piu' approfondite sul Parco
Nazionale o sull'Area Marina Protetta delle Cinque Terre si consiglia di
visitare il portale del Parco: www.parconazionale5terre.it

Per quanto volessero approfittare di questa gita e dedicare tempo alla
visita di questi luoghi, si ricorda che per accedere a molti sentieri ed
aree attrezzate bisogna possedere la . La si acquista
in diversi esercizi commerciali, vale da 1 a piu' giorni e permette di
usufruire di molti servizi, anche di trasporto. Il treno collega
regolarmente e con buona frequenza il territorio delle Cinque Terre; da
Levanto a La Spezia ci sono 30 minuti totali e si puo' fermare
a Monterosso, Vernazza, Coniglia, Menarola e Riomaggiore.

sabato 7 febbraio 2009

Pro Loco Montacuto - La Chiesa di Mantacuto








Piccolo e sconosciuto gioiello del barocco piemontese

La Chiesa di Montacuto, piccolo e sconosciuto gioiello del barocco piemontese, è arroccata su un promontorio pre-appenninico e domina, con il castello dei Marchesi Frascaroli, la valle del Museglia.

La zona ha avuto la sua maggiore importanza storica nel VII secolo quando una linea di castelli fortificati servì a sbarrare la strada agli invasori barbarici: solo nel 1922, anno in cui venne costruita la strada che da San Sebastiano porta a Montacuto, la zona è facilmente praticabile: stupisce, di conseguenza, la presenza di questa Chiesa settecentesca che rimase, dalla data della sua costruzione e fino a pochi decenni fa, pressoché sconosciuta, e non perché fosse trascurabile ma perché ubicata in un luogo quasi inaccessibile.


La Pieve

Alcuni capitelli romanici di rozza fattura, che oggi posti sul sagrato servono come sedili, ci dicono chiaramente che prima dell’attuale Chiesa ne esisteva certamente un’altra di stile romanico, la cui datazione si può, dall’esame di una lapide posta sull’archivolto della canonica, con qualche ragionevolezza, collocare nel XV secolo.

L’antica Pieve di San Bartolomeo risale al XII secolo; era situata a Solarolo e nel 1406 fu trasportata nel luogo dove è presente la Chiesa attuale.
Ora il patrono della Parrocchia di Montacuto è San Pietro.

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venerdì 6 febbraio 2009

Pro Loco Montacuto - Il Mulino a Benegassi


L'impianto sorge sulla riva destra del Museglia in frazione Benegassi e ci si arriva per un sentiero che si stacca dalla prima casa sulla destra della strada Benegassi-Serbaro, prima dell'ingresso al paese. In questa casa (cascina Bellaria) abitava il titolare, Giuseppe Giani.

Giani ricorda che già suo nonno era titolare del mulino, appartenuto alla famiglia per secoli, e inizialmente di proprietà del feudatario marchese Spinola di Dernice.

Non esiste la ruota, sostituita nel 1902 con una turbina Pelton da 8HP a condotta forzata che la collega a un bacino di accumulo ricavato poco a monte e attualmente quasi interrato.

Negli anni '30 l'impianto ha fornito corrente elettrica continua a tre frazioni circostanti. Per sopperire ai momenti di scarsità d'acqua era stato istallato anche un motore elettrico.

Nell'edificio sono presenti ancora le macine e i vagli. Giuseppe Giani ricorda che in origine il mulino aveva due ruote di legno “in cascata”. La prima, più in alto, serviva a macinare la meliga, la seconda per il grano.

Si tratta di un mulino feudale eretto dagli Spinola di Dernice o pervenuto ad essi per via di eredità.

Il primo documento noto è del 1612. Carlo Spinola, feudatario di Dernice e cofeudatario di Montacuto, dichiara al magistrato di Milano di possedere un mulino a Montacuto.

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mercoledì 4 febbraio 2009

Leggende - Il Tesoro Nascosto

Tra la Val Grue e la Val Curone, esiste una piccola frazione che si chiama Ciocale.
Tanti anni fa, Ciocale era un bel paese abitato da tante persone, aveva una scuola elementare, la chiesa ed anche un piccolo convento.
Oggi di quel paese, rimane solo un piccolissimo gruppo di case, qualche stalla, ed è completamente disabitato.
Gli anziani di quel luogo però, raccontano una storia che sarebbe successa tanto, tanto tempo fa, quando nelle nostre valli, imperversavano indisturbate, bande di briganti.
Vicino al paese, sopra un piccolo cucuzzolo esiste ancora una piccola chiesetta, San Selvario, la leggenda racconta che sepolto a pochi metri di profondità davanti al portale della chiesa, si trovava un forziere pieno di monete d’oro e altri tesori preziosi.
Questo racconto arrivò anche alle orecchie dei briganti e una notte, due di loro decisero di andare a cercarlo.
Era molto freddo quella notte, pioveva a dirotto ma i due briganti armati di torce, picconi e badili cominciarono lo stesso a scavare.
A un certo punto, quando si trovarono ad una profondità di circa due metri, trovarono un grande sasso quadrato, stupiti, cominciarono a battere con il manico del piccone sopra di esso, capirono subito che sotto si nascondeva qualche cosa, infatti il suono del piccone rimbombava come se oltre il sasso ci fosse un cunicolo o passaggio segreto.
Con immensa fatica, riuscirono a spostarlo e quando con la poca luce del fuoco delle torce, si abbassarono per guardare, capirono con grande stupore che il racconto non era una leggenda, ma una realtà, infatti davanti ai loro occhi si presentava un grosso forziere chiuso da un vecchio lucchetto.
Pazzi di felicità, lo portarono immediatamente in superficie, lo aprirono e rimasero completamente stupefatti, all’interno del grande forziere, si nascondevano veramente monete d’oro e oggetti preziosi, un immenso tesoro!!!
Richiusero frettolosamente e cominciarono a trasportarlo nel loro nascondiglio ma mentre lo trascinavano, il forziere diventava tanto pesante, ad ogni metro che percorrevano era sempre più pesante, finché non riuscirono più a spostarlo.
I due briganti, tentarono in tutti i modi, ma non c’era nulla da fare, non si riusciva più a muoverlo di un millimetro.
A questo punto, sconfortati, provarono a sollevarlo con i manici dei badili e con uno sforzo immenso riuscirono ad alzare anche se di poco il forziere ma mentre lo sollevarono, cominciò a rotolare giù per la sponda ripida del cucuzzolo.
I due briganti allora, si precipitarono in fondo alla valletta ai piedi della chiesa ma non riuscirono più a trovarlo e tornarono a malincuore al loro nascondiglio a mani vuote, raccontando a tutti quello che gli era capitato.

Fonte

Leggende - Il Cangalo

Era l’estate del 1981 quando a Piuzzo, una piccola frazione di Cabella Ligure Val Borbera (AL) alcuni vecchietti della zona raccontarono di un avvistamento molto strano.

In realtà questi avvistamenti risalgono a molto prima quando nell’alta Val Borbera, dopo il 1900, la notte si sprangavano porte e finestre per paura di incontri molto particolari.

All’epoca chi si recava verso sera nei boschi, molte volte raccontava di aver intravisto un qualcosa.

Forse un essere, metà uomo e metà animale, gli incontri però sarebbero stati tutti occasionali, infatti solo nelle giornate molto ventose o con nebbia o temporale questo essere era stato avvistato.

Inoltre tutto si sarebbe svolto in pochi attimi, dai racconti sembrerebbe bipede, non molto alto, al massimo 80-90 centimetri pelo rossastro tipo volpe ma con la spina dorsale molto visibile, zampe e “mani” artigliate, testa rotonda, rasata, con bocca molto grande e denti visibili e aguzzi.

Velocissimo, capace di compiere lunghi salti ed infine carnivoro.

Si narra che un giorno un signore della Val Curone con il suo cane si trovava per tartufi (la zona sembrerebbe quella del tra le Grotte di S. Ponzo e il M. Penola), era una giornata ventosa, ad un certo punto l’uomo non vedendo più il cane, cominciò a chiamarlo, gli sembrò di udire un lamento, corre in quella direzione e dietro un dosso vede in lontananza uno strano animale che correva a due zampe e tra le “mani” teneva stretto il suo cane che mai più avrebbe rivisto.

Più recentemente sembrerebbe stato avvistato nelle faggete tra Bruggi (Val Curone) e il M.Chiappo ed ancora nei boschi di castagno tra Oramala (Val di Nizza) e Zavattarello (Val Tidone) da alcune persone che si trovavano per funghi ma nessuno è mai stato in grado di fotografarlo o semplicemente di fotografare una sua impronta.

Fonte

martedì 3 febbraio 2009

Leggende - Il Ponte di Zan

Esiste ancora oggi, vicino a noi, lungo una via del sale, un castello molto misterioso : IL CASTELLO DELLA PIETRA!

Tanto,tanto tempo fa, il proprietario del castello, un certo Zan, aveva un grosso problema, doveva costruire un ponte o passerella, sopra ad un profondo rio che rendesse più agibile il passaggio dal suo castello al paese più vicino.

Un giorno mentre Zan era seduto sulla torre, pensando a come potesse fare, improvvisamente si presentò, il diavolo in persona.

Il diavolo gli chiese: “Vuoi che ti costruisca un ponte?”

E lui rispose:” Lo vorrei tanto, ma nessuno è in grado di farlo”

“Se tu mi pagherai molto bene te lo costruirò io”

Zan accettò.

Ma il diavolo disse:”Mi accontenterò di prendere la prima anima che attraverserà il ponte” e se ne andò.

Venne sera e Zan tornò a riposare, mentre il diavolo cominciò il suo lavoro.

Al mattino presto, Zan uscì dal castello e cominciò a percorrere il sentiero che portava al torrente, mentre scendeva sentiva il fragore dell’acqua infrangersi contro le rocce di quel profondo rio e pensava “non riuscirà mai a costruirlo”, ma ad un certo punto, alzò gli occhi e rimase stupefatto.

Davanti a lui c’era un ponte ad arco bellissimo, tutto in sasso perfettamente lavorato, che univa le due sponde.

Il diavolo aveva mantenuto la promessa e in una sola notte aveva costruito tutto il ponte e se ne stava seduto al capo opposto ghignando dalla soddisfazione.

Zan che era in compagnia del suo fido cane “Pasqualino” lo salutò, ed ammirò la splendida costruzione… era perfetta!!

Satana, vedendo solo lui, pensò che l’uomo fosse così sciocco da passare sul ponte per primo, ma si illudeva.

Zan, portava tra le mani una bella formaggetta, la fece rotolare sul ponte e mandò il cane Pasqualino a prenderla.

Il diavolo stupito osservò quella scena.

Zan gli urlò “Ecco la tua anima, prenditela”

Satana diventò furibondo, per l’ira allora, salì sul monte vicino e causò una grande frana che fece rotolare contro il ponte, enormi massi.

Ma il ponte resistette e resto lì solido e sicuro al servizio di tutti i viandanti.

Ancora oggi possiamo osservare il ponte che dopo circa 1000 anni è rimasto ancora perfettamente intatto.

Fonte

Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne.

Immanuel Kant

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