mercoledì 31 ottobre 2018

Maltempo, il vento abbatte la croce sulla cima del monte Fasce: era lì da oltre cento anni

Genova. Anche la croce posizionata sulla cima del monte Fasce non ha retto ai venti di bufera che ieri hanno devastato il litorale di tutta la città e soprattutto del levante.
La croce di ferro, alta circa 14 metri, era stata posizionata sulla cima del monte Fasce oltre cento anni fa.
Ora, come mostra la foto postata da Limet sulla sua pagina Facebook, giace a terra come un rottame qualunque.

lunedì 29 ottobre 2018

Che effetto fa lo zaino sulla colonna vertebrale? Uno studio ci svela che…

La forza che lo zaino esercita sulla schiena è pari a 7 volte il suo peso. A patto di avere una postura corretta: altrimenti si arriva a 12... Ecco come evitare gravi danni




Mai in avanti

Quanto pesa lo zaino che ci portiamo sulle spalle? Dipende. Dipende se consideriamo il peso vero e proprio o se contiamo quanto questo si ripercuote sulla schiena. E, soprattutto, dipende dalla postura che assumiamo mentre camminiamo. Una nuova ricerca pubblicata su Surgical Technology International ci dà delle risposte interessanti. Mediamente, la forza che lo zaino esercita sulla colonna vertebrale è pari a 7,2 volte il suo peso effettivo. Ma la situazione peggiora sensibilmente se si assume una postura sbagliata: basta infatti inclinare il busto di 20 gradi in avanti per amplificare l’effetto del peso sulla schiena e arrivare a un moltiplicatore di 11,6.

Non schiacciare

Lo studio è stato condotto da Kenneth K. Hansraj, chirurgo spinale e ortopedico americano, pensando soprattutto agli studenti, che sono abituati a trasportare zaini eccessivamente pesanti il più delle volte indossati in maniera scorretta, ad esempio con un solo spallaccio infilato. L’obiettivo, infatti, era quello di comprendere la differenza di stress per la colonna vertebrale a seconda non solo del peso dello zaino ma anche del modo di portarlo. In questo senso si è capito quanto sia importante avere la colonna perfettamente allineata: lo schiacciamento delle vertebre aumenta sensibilmente se il corpo è sbilanciato in avanti o solo su un lato.
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Il galateo della montagna: 5 regole facili e felici




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sabato 27 ottobre 2018

Rinasce il Sentiero Italia, il più lungo del mondo: 6.000 km sulle montagne dello Stivale

Nella prossima primavera, tre ragazzi si metteranno in cammino su questo storico itinerario abbandonato da anni: il Cai già al lavoro per il recupero. "Lo faremo in 9 mesi, vogliamo meritarci le meraviglie che ci circondano: chiunque potrà venire con noi..."


Sentiero Italia (foto Sara Furlanetto)
A volte bisogna perdersi per trovare la giusta via. Yuri si è perso sui monti della Corsica e, dopo tanto vagare, ha incontrato tre ragazzi norvegesi alle prese con lo stesso problema. Ripresa insieme la strada del ritorno, a sera, davanti a una birra, “i miei nuovi compagni di strada mi chiedono: ‘visto che sei italiano, perché non ci racconti del Sentiero Italia?’. E io sono cascato dal pero, perché non avevo mai nemmeno sentito parlare di questo itinerario che invece i norvegesi conoscevano benissimo!”. Così, tornato a casa, ha cominciato a documentarsi: “E ho scoperto una storia incredibile…”.

La mappa del Sentiero Italia

Numeri da capogiro: 6.166 km, 350.000 m di dislivello complessivo, 20 regioni attraversate, 6 siti naturali Unesco per 368 tappe, il Sentiero Italia è il più lungo del mondo. Attraverso le dorsali appenniniche e alpine, percorre interamente lo Stivale, comprese Sicilia e Sardegna, e si conclude a (o parte da, a seconda del verso in cui si cammina) Lazzaretto (Muggia), al confine con la Slovenia. Montagne, valli, foreste, borghi antichi spesso sconosciuti… il Sentiero Italia è un itinerario straordinario, dimenticato da anni. Ideato da Riccardo Carnovalini, Teresio Valsesia e Giancarlo Corbellini, tre nomi storici dell’alpinismo e dell’escursionismo italiano, con l’obiettivo di collegare Trieste a Santa Teresa di Gallura attraversando l’Italia minore, è stato poi realizzato tra il 1983 e il 1995 grazie all’incredibile lavoro di centinaia di appassionati volontari del Club Alpino Italiano.


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giovedì 25 ottobre 2018

All’Oasi naturalistica di Isola Sant’Antonio si andrà a caccia di streghe

L’Associazione Naturalistica Codibugnolo, con il patrocinio dell’Ente di gestione delle Aree protette del Po vercellese-alessandrino e del Comune di Isola Sant’Antonio (AL), presenta il consueto appuntamento con la notte di Halloween.
Immersi nel suggestivo scenario offerto dall’Oasi Naturalistica di Isola Sant’Antonio, limitrofo alla Riserva naturale della Confluenza del Tanaro,al calar delle tenebre e guidati da simpatiche streghette, si andrà alla scoperta dei segreti più reconditi e magici che la natura offre, durante la sera del 31 ottobre. Lungo facili sentieri – snodati fra il lago di acque profonde e le zone di acque basse – i coraggiosi partecipanti dovranno superare 13 prove per scoprire la vera natura di Halloween e le sue origini e per prepararsi a vivere al meglio questo magico momento dell’anno!
La natura varia e diversificata dell’Oasi, per una notte, aprirà le porte del proprio mondo a tutti coloro che vogliono intraprendere un viaggio davvero diverso dal solito! In questo magico momento, infatti, si possono fare gli incontri più imprevedibili e incredibili, al punto che la realtà si unisce alla magia nella notte di Halloween in cui tutto può succedere… Buon viaggio!
L’appuntamento è per mercoledì 31 ottobre 2018 alle ore 20.00, presso l’Oasi Naturalistica di Isola Sant’Antonio (AL).
L’evento è a numero chiuso, adatto a tutti (dai 6 anni in su). Prenotazione obbligatoria entro le ore 18.00 di martedì 30 ottobre 2018. Per l’escursione si raccomanda un abbigliamento comodo e a strati, scarpe adatte all’escursionismo e una torcia elettrica.
Nell’Oasi Naturalistica non sono ammessi cani.

Con La Pietra Verde alla scoperta del “forest bathing”, reportage di una giornata straordinaria


Nella splendida cornice dell’Oasi Zegna si snodano diversi percorsi naturalistici, dove ritrovare la più intima essenza del rapporto tra uomo e natura. Domenica 21 ottobre La Pietra Verde ha organizzato una riuscitissima escursione attraverso uno dei luoghi a più alto impatto emozionale e terapeutico creato all’interno del parco: il cammino lungo i tre sentieri del “forest bathing” nel Bosco del Sorriso. Il Forest Bathing è un’antica pratica giapponese, considerata nel paese del Sol Levante un rilevante fattore nella medicina preventiva che permette di ridurre stress e depressione.

Una camminata su un sentiero dolce, immergendosi in boschi di faggi, abeti e betulle è, probabilmente, una delle esperienze più rigeneranti che si possono vivere. Le sensazioni fisiche ed il benessere per il corpo e per la psiche offerti da questa pratica da tempo diffusa e studiata in Giappone sono state recentemente scoperte e importate anche qui in Italia, con la pratica del “Forest bathing”, documentando la componente scientifica dell’esperienza. Le faggete dell’Oasi Zegna, area incontaminata e sito di interesse comunitario, sono state pazientemente monitorate da i massimi esperti italiani di questa disciplina, rilevando che le masse fogliari di questi alberi emettono una grande quantità di monoterpeni, le sostanze aromatiche volatili dotate di un intenso effetto terapeutico sul nostro organismo documentato da approfonditi studi scientifici.

In una soleggiata domenica d’autunno, la comitiva organizzata da La Pietra Verde ha percorso i tre sentieri del Forest Bathing, unici nel loro genere per ampiezza e caratteristiche in tutta Europa, dove semplicemente camminando è stato possibile inalare profondamente queste sostanze capaci di stimolare attivamente il sistema immunitario e, in particolare, l’attività dei linfociti NK responsabili del controllo dei virus e delle cellule tumorali.

Con il supporto degli istruttori di walking eco consapevole de La Pietra Verde e sotto la guida esperta di Giorgio Battistotti, organizzatore dell’escursione, è stato possibile ammirare ed esplorare questo bosco dalle particolari caratteristiche biologiche. Lungo il percorso si incontrano alberi particolarmente ricchi di queste sostanze benefiche, identificati da apposita segnaletica. Nelle loro prossimità l’aria è profumatissima e rilassante, l’impatto sulla sensazione di benessere è immediato. Accanto ad essi, sculture in legno di faggio a forma di libro portano incisi racconti del bosco, che invitano alla sosta e alla meditazione. 
Secondo la tradizione giapponese,  abbracciando gli  alberi è possibile godere al pieno dei loro benefici, realizzando una perfetta simbiosi tra uomo e natura.

L’Oasi Zegna è un progetto di valorizzazione e tutela ambientale promosso dall’imprenditore tessile Ermenegildo Zegna ed esprime il primo esempio italiano di mecenatismo ambientale, che ha trasformato un’area montana isolata in una lussureggiante Oasi naturalistica e parco protetto, nel pieno rispetto degli ecosistemi.


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Belluno, salvati i due escursionisti bloccati in montagna dall'incendio

I due giovani erano stati sorpresi a 1650 metri di quota dalle fiamme che avevano avvolto il bosco tra Taibon e Cencenighe, nell'Agordino. Stanno bene, anche se provati dopo la notte passata in un canalone innevato

L'incendio sui monti dell'Agordino (ansa)
Si è conclusa in modo positivo la disavventura dei due escursionisti bellunesi bloccati da ieri a causa dell'incendio scoppiato nell'Agordino: i due sono stati tratti in salvo da un elicottero del Soccorso alpino dopo aver trascorso la notte in un canalone innevato. stanno bene anche se ai soccorritori sono apparsi provati. I due ragazzi erano rimasti bloccati a circa 1.650 metri di quota nel Canale della Besausega ed erano stati guidati al telefono dai soccorritori, riuscendo a mettersi al riparo in una zona rocciosa lontana dalle fiamme.

Le fiamme si erano sviluppate su un fronte piuttosto esteso nei boschi tra Taibon Agordino e Cencenighe, in provincia di Belluno, causate probabilmente dalla caduta di un albero sui fili dell'alta tensione. Il fumo ha anche raggiunto il capoluogo.  

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mercoledì 24 ottobre 2018

Torino, trovati morti i due escursionisti dispersi sulle montagne di Pinerolo

I tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese cercavano i due uomini da martedì sera


Sono stati trovati morti i due escursionisti dispersi sulle montagne della zona di Pinerolo che i tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese cercavano da martedì sera. A monte del rifugio Granero è stato individuato un 65enne, precipitato con la mountain bike forse a causa di una placca di neve gelata. Individuato invece nei pressi del colle del Sabbione, in Val Chisone, il cadavere dell'escursionista.

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domenica 21 ottobre 2018

Addio montagna immacolata, l'allarme sull'Everest: "E' diventato una discarica"

Sul tetto del mondo la Cina ha recuperato 8,5 tonnellate di spazzatura, ma il via vai dei turisti continua a lasciare tracce. In buona parte plastica e residui lasciati da alpinisti incivili di GIACOMO TALIGNANI

Nella foto, scattata il 21 maggio, i rifiuti lasciatial campo 4 sull'Everest (afp)
UNA montagna di spazzatura. E' triste dirlo, ma da tempo l'Everest ha perso il suo fascino di montagna immacolata e, soprattutto a causa delle spedizioni commerciali, oggi è sempre più ricoperta da rifiuti umani. Ad aprile, riporta il Global Times, la Cina in un tentativo di pulizia ha recuperato 8,5 tonnellate di rifiuti da quella che è considerata la vetta più alta del mondo.

Purtroppo, sottolineano le squadre intervenute sul luogo, buona parte di questi detriti è composto da plastica e feci umane. Da quando la grande montagna è diventata sempre più accessibile anche per il turismo di massa, che si trasforma in spedizioni dove spesso non si rispettano le regole del campo base, l'Everest si è infatti trasformato in una discarica all'aria aperta dove senza alcuna remora migliaia di persone, ogni giorno, si lasciano indietro immondizia, oltre a fare i loro bisogni. Rifiuti che, fanno notare gli himalayani, a causa delle temperature e dei ghiacciai restano a lungo presenti lungo i cammini verso la cima a 8.848 metri.

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mercoledì 17 ottobre 2018

Domenica 21 ottobre: Anello di Zuccarello (SV)

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Trekking Isola Palmaria col Gruppo Micologico Vogherese

Video

Grotte e borghi senza tempo, trekking d’autunno in Val Maone

Lungo l’antico itinerario dei pastori d’Abruzzo nel cuore del Gran Sasso

PIETRACAMELA - Le giornate si accorciano e i colori dell’autunno infiammano strade, boschi e le faggete in cima alle montagne. Prima che arrivi la neve e le basse temperature impigriscano anche gli escursionisti più temerari, è possibile camminare lungo i sentieri della Val Maone, nel Parco nazionale del Gran Sasso, in un Abruzzo poco conosciuto che in queste settimane profuma di funghi e di castagne, tra borghi antichi e chiese di pietra. 
Si parte da Pietracamela dopo aver viaggiato per una trentina di chilometri dal capoluogo Teramo: il borgo in pietra accoglie con i suoi vicoli stretti, i saliscendi e le piccole piazze a strapiombo sulla roccia, chiusi dalle pareti del Pizzo d’Intermesoli, poderosa e alta montagna del Gran Sasso, e del macigno “Pietra in cacumine”, cioè alla sommità, che incombe sullo sfondo. Le case e gli archi in pietra creano scorci scenografici e suggestivi: non sorprende che la bellezza un po’ sonnacchiosa del borgo e la tranquillità dei suoi vicoli abbiano fatto inserire Pietracamela nell’associazione dei “Borghi più belli d’Italia”. E’ un villaggio medievale in pietra tra il Rio Porta e il Rio Arno, circondato da alte montagne; un luogo antico abitato da ex pastori dai modi un po’ spicci ma che accolgono con semplicità i pochi visitatori che si spingono fin quassù. All’ingresso del borgo si visita la duecentesca chiesa di san Leucio, con un’acquasantiera cinquecentesca, affiancata da una torre che faceva parte della cinta muraria, innalzata nel Cinquecento quando Pietracamela apparteneva al Regno di Napoli. La centrale piazza Cola di Rienzo, o piazza degli Eroi, ha una piccola fontana ottocentesca proprio sotto la grande roccia a strapiombo; da qui si entra nella parte antica, fatta di piccoli vicoli e case scavate nella roccia. Meritano una visita anche le antiche chiese di san Giovanni, del 1432, e quella di san Rocco, del 1530, con gli altari lignei e le date scritte sugli architravi dei portali. 
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"Ti porto io", la clip del film sul Cammino di Santiago

Il documentario racconta il viaggio epico di due amici (e una carrozzina) per 800 km fino alla tomba di San Giacomo


Il video

Ti porto io: due amici e una carrozzina lungo il Cammino di Santiago

sabato 13 ottobre 2018

Lola scala El Capitan: impresa dell'alpinista bergamasca, paralizzata dopo una caduta

Eleonora “Lola” Delnevo: "La sconfitta non mi ha tolto i sogni"


Bergamo, 13 ottobre 2018 - La sconfitta non le aveva tolto la voglia di lottare e ora il suo sogno è diventato realtà. Eleonora “Lola” Delnevo è riuscita a scalare la difficile via chiamata Zodiac sul monolito di granito di El Capitan (2.307 metri con una parete verticale di circa 1.000 metri su cui sono state aperte 70 vie) nella Yosemite Valley, il tempio dell’arrampicata in California. Di per sé sarebbe una bella impresa per qualsiasi scalatore, figuriamoci per chi come Lola non può più contare sull’aiuto delle gambe dopo un incidente. L’alpinista bergamasca di 37 anni ha risalito nei giorni scorsi i 550 metri di lavagna verticale, una delle pareti più ambite da molti alpinisti, solo con la forza delle braccia, assistita dagli amici climber e “angeli custodi” Mauro Gibellini, Diego Pezzoli e Antonio Pozzi. Sono stati necessari tre giorni e mezzo trascorsi in parete per superare tutte le difficoltà. E anche scendere lungo il sentiero per tornare alla base della montagna non è stato semplice. Lola ha però potuto sempre contare su un team molto affiatato. Le loro lucine durante queste notti trascorse in parete hanno tenuto con il fiato sospeso tutti quelli che stavano seguendo la difficile salita di Lola. Eleonora ci aveva già provato nell’ottobre 2016 con Diego Pezzoli e Angelo Angelilli, ma in quell’occasione il terzetto era stato costretto ad abbandonare il tentativo. «La sconfitta è solo un buon motivo per tornare a sognare», aveva commentato dopo quella rinuncia. «Durante l’ultimo tentativo su Zodiac ci sono stati degli intoppi perché non è così semplice organizzare una scalata del genere per me – commenta l’alpinista –. Ci sono stati problemi con le carrucole».

La coraggiosa ragazza bergamasca ha sempre avuto un legame specialecon la montagna, l’alpinismo e l’alta quota. Ha scalato sulle Alpi diverse vie di roccia e di ghiaccio. Poi il 19 marzo del 2015 mentre era impegnata insieme a una cordata in Val Daone, in Trentino, su una cascata di ghiaccio un pezzo della parete si è staccato, trascinando tutti per una trentina di metri. La diagnosi per Eleonora è stata subito chiara: lesione completa del midollo spinale. In quel momento ha capito che non avrebbe più potuto camminare. «Dopo l'incidente non è stato semplice – ricorda –. Ma ho capito che avrei potuto vivere ugualmente una nuova vita fatta di tante emozioni. Bisognava solo organizzarsi bene. Non ho mai pensato che fosse finita. Non ho mai pianto e da quel momento ho iniziato a preparare nuove avventure».

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Giada e il suo rifugio a 1500 metri: “A 22 anni da sola sulle Alpi”

(di Maria Ilaria De Bonis) – Giada ama l’alta montagna, i rifugi, le valli, i cieli stellati e i camosci. Non le piace la routine e si è inventata un lavoro tutto suo che le consente di vivere sulle Alpi lombarde sia d’estate che d’inverno.
22 anni gestisce completamente da sola un rifugio a 1500 mt d’altezza, in Val Formazza. Incuneato tra Svizzera e Lombardia, a due passi dall’antico villaggio di Salecchio Superiore, abitato nel XIII secolo dai coloni walser, Zum Gora somiglia a certe illustrazioni fiabesche della nostra infanzia. Tutto legno,fiori, panorami mozzafiato e prati a non finire. 
“La mattina mi sveglio alle 6 e mezza, preparo la colazione, guardando le montagne – racconta Giada Lora aB-hop – Poi riordino le 16 stanze e mi metto a cucinare per il pranzo. Di solito faccio la polenta con la carne o i formaggi. Posso ospitare fino a 50 persone nel prato all’esterno».
La casa in legno con i fiori ai balconi è incastonata tra la cima del monte Giove, Punta Clogstafel e l’Alpe Vannino.
Seguendo una delle escursioni si arriva al lago del Busin.
Zum Gora è raggiungibile solo dopo due ore di cammino da Salecchio, paesino a strapiombo sullavalle Antigorio, circondato da boschi di conifere e praterie.
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mercoledì 3 ottobre 2018

Due escursionisti bloccati da una nevicata a 3 mila metri

È accaduto nel tardo pomeriggio di oggi in alta val Maira. Sono stati recuperati illesi dal Soccorso Alpino

Lunedì 01 ottobre 2018 
Due escursionisti tedeschi sono stati recuperati illesi nel tardo pomeriggio di oggi, lunedì primo ottobre, dai tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese a bordo dell'eliambulanza 118. I due malcapitati turisti erano rimasti bloccati dal maltempo e da una prima nevicata a una quota di 3000 metri circa lungo le pendici del Brec de l'Homme in alta Val Maira. 

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martedì 2 ottobre 2018

Domenica nera in montagna: tre morti dal Nord al Sud

Quella di ieri, domenica 30 settembre, si potrebbe definire una domenica nera per le montagne italiane. Nel giro di poche ore sono infatti avvenuti tre incidenti mortali. Il primo sul gruppo dell’Ortles in Val Venosta dove un Bielorusso di 40 anni è precipitato per circa 500 metri a 2800 metri di quota. L’escursionista stava percorrendo, slegato, la via ferrata tra i rifugi Tabaretta e Payer con il probabile obiettivo di raggiungere i 3905 metri dell’Ortles. A dare l’allarme un gruppo di escursionisti che l’uomo aveva da poco sorpassato lungo la ferrata e che sono stati testimoni dell’accaduto. Il recupero della salma è stato effettuato dall’Aiut Alpin Dolomites.
Il secondo incidente è invece avvenuto sulle Dolomiti di Sesto, sempre in Alto Adige, dove un uomo tedesco di 45 anni è precipitato per 300 metri dalla vetta della Croda Fiscalina (2677 m) morendo sul colpo. La salma è stata recuperata dall’elisoccorso altoatesino. Sono ancora in corso gli esami per identificare la corretta dinamica dell’accaduto.
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Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne.

Immanuel Kant

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