mercoledì 27 agosto 2008

Storia del Parco di Capanne di Marcarolo









Il Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo è stato istituito dalla Regione Piemonte con la L.R. 31.8.1979, n. 52 ma l'Ente di gestione ha potuto essere costituito soltanto nel 1991, dopo che, a seguito di istanze portate avanti da parte della popolazione locale, la sua estensione è stata ridotta dai quasi 12.000 ettaridel 1979 a poco più degli 8.000 attuali.
Sebbene, dal punto di vista amministrativo, il territorio del Parco ricada interamente nel Piemonte - i comuni interessati sono infatti Bosio,Casaleggio Boiro, Lerma, Mornese, Tagliolo Monferrato e Voltaggio, tutti in Provincia di Alessandria -, profondi e indissolubili sono i legami storici, culturali ed ambientali che vincolano questa terra al mondo dell'entroterra ligure, e genovese in particolare.
Per un territorio, come quello delle Capanne di Marcarolo, che ha conosciuto antichi fasti legati ad una notevole attività agricola e pastorale e che vive oggi una realtà sociale, economica, culturale ed ambientale decisamente depressa, la scelta di "investire" in un Parco è sicuramente una scommessa di grande interesse e valore.
Questa grande scommessa, sulla quale - ne siamo convinti - si giocherà il futuro di questo lembo d' Appennino, dovrà necessariamente andare nella direzione del riequilibrio del territorio, della conservazione dei valori ambientali, del recupero e valorizzazione delle risorse architettoniche presenti, della creazione di un'offerta per un turismo consapevole, attento e rispettoso.

Attualmente l'Area Protetta si estende per circa 8200 ettari compresi tra i 335 metri di altitudine dei laghi della Lavagnina, al confine nord del Parco, e i 1172 metri della vetta più alta, il Monte delle Figne.
Dal punto di vista geologico il Parco è caratterizzato dalla prevalenza di ofioliti, rocce che rappresentano porzioni di litosfera oceanica incorporate, durante gli eventi orogenetici, all’interno della catena alpina.
Questa particolare composizione rocciosa, che appartiene prevalentemente al Gruppo di Voltri, è costituita per la quasi totalità da serpentiniti e serpentinoscisti; questi minerali condizionano l’ambiente sovrastante dando origine a emergenze naturalistiche importanti.
Altra peculiarità del Parco è la ricchezza idrografica che ha consentito la costruzione di invasi artificiali, attualmente utilizzati per produzione di energia idroelettrica e per usi idropotabili.
La situazione forestale è rappresentata dalla compresenza, accanto ai boschi di latifoglie che stanno spontaneamente ricolonizzando alcuni versanti montuosi, di estesi rimboschimenti a conifere effettuate a partire dagli anni venti.
La presenza di un’elevata barriera orografica a così breve distanza dal mare, spartiacque tra il dominio continentale e quello mediterraneo, crea condizioni climatiche piuttosto singolari e localmente microclimi particolari; accade così che coesistano in un’estensione territoriale ristretta specie tipiche della flora alpina e specie caratteristiche dell’ambiente mediterraneo.
La grande varietà di ambienti naturali nel Parco consente inoltre un eterogeneo patrimonio faunistico.

Di grande rilievo è la presenza di rettili e anfibi; sono presenti infatti ben otto specie di serpenti e, nelle vecchie miniere, il geotritone italiano che vive in assenza di luce.
Gli splendidi ruscelli e torrenti del Parco ospitano, poi, una buona popolazione ittica tra cui spicca la trota faro, bellissimo salmonide, indicatore biologico di buona qualità dei corsi d’acqua. Particolarmente importante, inoltre, è la presenza del gambero d’acqua dolce, crostaceo ormai molto raro, presente ancora in pochi corsi d’acqua.

I mammiferi sono altrettanto ben rappresentati: volpi, tassi, caprioli, cinghiali, pipistrelli, faine, ghiri, lepri, ricci, topi selvatici, sono solo alcune delle numerosissime specie presenti nel Parco.
Notevole importanza riveste infine l'avifauna; il Parco infatti rappresenta un sito di nidificazione per diverse specie e un’importante località lungo le rotte migratorie.
Presenti con numerose specie sono i rapaci; tra questi il più importante è il biancone, un’aquila migratrice che si ciba in prevalenza di rettili. Questo imponente uccello, che attualmente è nell’elenco delle specie a rischio di estinzione, nel Parco nidifica con diverse coppie ed è pertanto stato assunto come simbolo dell’Area Protetta.
Altrettanto importanti sono le emergenze storiche e culturali sul territorio come ad esempio le numerose cascine che testimoniano il processo insediativo che si realizzò a partire dal XVI secolo nella forma delle cascine sparse; non si può non citare infine il Sacrario della Benedicta, monumento in memoria dell’eccidio avvenuto durante la Settimana Santa del 1944, durante la seconda guerra mondiale; in questa località, dopo un rastrellamento delle truppe nazi-fasciste, furono fucilati centoquaranta giovani e altri quattrocento furono deportati nei campi di sterminio tedeschi.

Nella foto un Giglio di San Giovanni

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Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne.

Immanuel Kant

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