Cristian Pellissier
Aosta
Il caso, ai piedi del Monte Bianco, è scoppiato nei giorni scorsi
e riguarda l’inquinamento dell’aria. La polemica è montata nel versante
francese del massiccio, nella Valle dell’Arve, area di boschi e
panorami mozzafiato alle prese con i veleni che ne infestano l’aria.
Secondo gli studiosi è una delle zone più inquinate della Francia e la
più inquinata dell’arco alpino. Sembra un paradosso ma gli abitanti di
Chamonix respirano un’aria peggiore, più inquinata, di quella che si
respira in grandi città come Parigi o Lione.Il versante francese del Bianco dall’inizio del 2015 vive uno «stato di emergenza» e la presenza di polveri fini ha toccato livelli di allarme: i micron di Pm10 per metro cubo hanno sfiorato quota 150. Le cause di questa nuvola grigiastra che incombe sulla vallata sono svariate: l’urbanizzazione, l’industria, il traffico e la geomorfologia. Non solo, Jean-Marc Peillex, il sindaco di Saint-Gervais, se la prende anche con l’inceneritore dei rifiuti: «Bisogna chiuderlo, non si può mantenere un impianto che inquina in una valle dove non si riescono a disperdere gli inquinanti».
Anche il sindaco di Chamonix, Eric Fournier, è allarmato e oggi ha convocato una conferenza stampa sul problema.
Situazione ben diversa sul versante opposto del Monte Bianco. A Courmayeur l’aria, come conferma l’Arpa della Valle d’Aosta, è molto più pulita grazie a correnti diverse, alla popolazione meno numerosa e all’assenza di fabbriche.
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