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Il Sentiero dei ricordi, nella Valle dei Campassi
Val Borbera (AL)
Itinerario circolare a piedi alle pendici settentrionali del M. Antola, in provincia di Alessandria, Piemonte.
La memoria delle nostre terre sta nei segni che l’uomo ha impresso nel paesaggio. Come lo scultore delinea da una forma sbozzata e riproduce fino alla perfezione i tratti di un volto, così i contadini diboscando e smacchiando le nostre vallate hanno impresso nuove forme al paesaggio naturale, lo hanno trasformato e colonizzato accumulando esperienze secolari. L’evoluzione di questo paesaggio è costante e prosegue anche quando la presenza umana viene a mancare. E’ il momento in cui quel sottile equilibrio fra uomo e natura si sbilancia a favore di quest’ultima. Il paesaggio muta d’aspetto e si rinaturalizza. Talvolta il tempo di una generazione non ci permette di cogliere gli effetti di un cambiamento. Succede che osservando dall’alto di una montagna il paesaggio che ci circonda, ammirati dalla sua vastità e bellezza, pensiamo che esso sia così da sempre, che nulla sia intervenuto a modificarne l’aspetto. In realtà non è così e i vecchi contadini lo sanno. Bisogna esplorare attentamente i vecchi sentieri, fra i casolari per comprendere il senso di cambiamenti profondi. Sono luoghi dove occorre disegnare nuove mappe e dove quelle vecchie ci aiutano a riconoscere le memorie: campi, boschi da frutto, case, mulattiere, ponti, fontane, cimiteri, cappelle, molini. Queste cose formavano lo spazio vitale di un villaggio ed erano quasi sempre legate a esperienze umane fatte di fatiche e privazioni. E’ giusto dimenticarsene? Crediamo di no, non fosse altro che per la loro commovente bellezza e per l’ammirevole sapienza creativa. Nessuna di queste opere ha mai richiesto l’intervento di un architetto o ha causato danni all’ambiente. Furono il frutto di un linguaggio e di tecniche codificate nei secoli, mai trascritte in un manuale, ma tramandate di bocca in bocca, di gesto in gesto. Farle rivivere sarebbe un sogno, ricordarle è un atto dovuto.
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