Ben dodici bivacchi o rifugi bersagliati in una sola estate. L’ultimo colpo sulla Grignetta, al Bivacco Emanuela, dove siamo andati accompagnati da una leggenda del Cai, Giuseppe Orlandi, per tutti «Calumer». «Impensabile un controllo di polizia, serve cultura». Il nostro video-reportage, con tutti i luoghi presi di mira
BALLABIO (Lecco) «Cappelluzzo» è arrivato di sicuro fin quassù. Così come «il Filippino», e anche tale «Ganseta». Il Bivacco Emanuela si raggiunge dopo un’ascesa di un’ora e mezza da Ballabio, quota 1260, sentiero non impossibile ma impegnativo. La fatica viene premiata da una vista impagabile, davanti le Grigne, sotto i laghi di Lecco e Annone. «Qualcuno però, invece di fermarsi ad ammirare il paesaggio e apprezzare il silenzio, ha pensato di imbrattare la struttura che avevamo appena risistemato» mostra Giuseppe Orlandi, per tutti «Calumer», 75 anni, guida del Cai e anima di queste montagne. Cappelluzzo & company hanno lasciato tracce del loro passaggio con un pennarello, colore azzurro, scritte e sgorbi vari. Writer d’alta quota. «Sono saliti sapendo già che cosa volevano fare». Non è il peggio che capita in montagna. Due anni fa fu proprio «Calumer» a scoprire che avevano divelto la croce di ferro che da novant’anni accoglieva chi saliva sulla Grignetta. «Saranno stati almeno 4 o 5, forse l’hanno tirata giù con delle corde. La madonnina che era all’interno l’abbiamo trovata decapitata, non so se volutamente o per colpa della caduta».
Gli sfregi
Vandali della montagna, bivacchi e rifugi presi di mira, sfregi che si ripetono con sempre più frequenza. «Una piaga», come l’hanno definita quest’anno dal Cai. Ad agosto hanno trovato sfondato il vetro del bivacco Leonessa in Valnontey, vicino Cogne; a luglio danneggiati pannelli solari, impianto elettrico, mobili e fornelletto a gas del bivacco Antoniotti sul Monte Bo, nel Biellese; a giugno qualcuno ha mangiato al bivacco Bafile sul Corno Grande del Gran Sasso e poi ha lasciato avanzi e spazzatura (compreso un cellulare rotto), diventati ghiotto banchetto per i topi; sempre a giugno un florilegio di scritte vergate sul rifugio degli Stazzi, Monte Subasio, Assisi (alcune involontariamente beffarde, tipo: «Tutto ciò che fai ha il suo valore»); ad aprile tavolo e panche scaraventate fuori dal rifugio Santa Barbara nel Parco dell’Etna; a febbraio una grata sradicata e la finestra scassata al rifugio Venezia, sulle pendici del Pelmo nel Bellunese. E ancora le due croci divelte e buttate nel bosco lo scorso giugno sul Monte Magnodeno, solo l’ultimo di una serie di episodi contro simboli religiosi nel Lecchese. Non solo la madonnina decapitata della Grignetta, un’altra statuetta trovata senza testa lungo la ferrata Gamma 1 sul Resegone e ancora un’altra spaccata sul Sasso della Vecchia.
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