mercoledì 8 ottobre 2008

La Valle Masone



















È questa valle un bell'esempio di zona ancora intatta: e per la scarsità di aree pianeggianti e per i pendii spesso scoscesi la valle ha da sempre scoraggiato gli insediamenti umani; le poche cascine presenti sono concentrate nella sua parte terminale e, attualmente, utilizzate soprattutto come residenze estive.
Il rìo Masone, come i suoi numerosi affluenti, è incassato profondamente tra ripidi pendii ricoperti di abbondante vegetazione di castagno, roveri e conifere. Molto interessanti sono i fenomeni di escavazione torrentizia con frequenti forre, gole, cascate e marmitte.
Le rocce serpentinose si presentano in grandi ammassi fratturati a formare strapiombi o pietraie; a tratti sono le formazioni scistose a determinare gradini vallivi: l'aspra bellezza del paesaggio risalta in una natura rimasta complessivamente intatta.
La ricchezza d'acqua del rio Masone, che nasce dal Dente e dal bric Giallo, è stata utilizzata in passato per fornire forza motrice a numerosi mulini e maglietta. Di questo sfruttamento rimane la testimonianza del Mulino in prossimità della confluenza del rio con lo Stura. Costruito nel 1880 ha una ruota in ferro battuto di oltre 7 metri di diametro ancora funzionante.
È proprio dal borgo Mulino che si deve iniziare l'itinerario di visita della Val Masone. Superato il viadotto autostradale, in località Savoi, si incontrano i resti di una cartiera: i ruderi molto antichi sono stati riportati alla luce recentemente. La cartiera era una costruzione del sec. XVII e apparteneva agli Spinola, insediata alla confluenza nel rio Masone del rio Pestúmo, affluente di destra, le cui acque abbondanti sono oggi usate per alimentare l'acquedotto di Masone.
Poco più a monte, in una profonda gola scavata dalle acque in un grande ammasso
di serpentinite, è la Cascata del Serpente, il rio Masone forma qui cinque successivi salti, di cui il primo a monte è il più spettacolare e cala su una grande marmitta di escavazione.
Di qui in avanti, lasciati pochi casolari sparsi, scompaiono i segni della presenza umana mentre ci si inforra sino alle pendici maestose del Dente. La strada ora si inerpica in un'ampia foresta demaniale che prosegue sino alle pendici del bric della Saliera, dal quale lo sguardo gode di un bel panorama.
Facilmente, a questo punto, si raggiunge il Dente. Per ritornare con un altro itinerario al borgo Mulino, si può percorrere un sentiero lungo tutto lo spartiacque di sinistra della valle.
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Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne.

Immanuel Kant

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