venerdì 29 agosto 2014

A caccia della montagna perfetta I cinque trekking di settembre

Dalla Val Zebrù ai Monti Pallidi, i nuovi rifugi Safari fotografico Lungo le (ex) strade di caccia di Vittorio Emanuele II, il re che salvò lo stambecco dall’estinzione


C’era una volta l’escursionismo. Ora lo chiamano trekking o hiking. Non è solo questione di esterofilia linguistica. Accanto ai nostri connazionali sono sempre più numerosi gli stranieri che camminano sulle nostre Alpi e la terminologia si adegua. Ma «c’è sempre per ognuno una montagna» scrisse negli anni ‘60 Giancarlo Bregani, musicista e grande appassionato. Ed è vero.  
1) Le (ex) strade di caccia del re
È un itinerario di 4 giorni che si sviluppa attraverso la Valle di Rhêmes e la Valsavarenche interamente entro i confini del Parco nazionale, percorrendone alcuni dei tratti più spettacolari. In parte lungo strade di caccia costruite da Vittorio Emanuele II (a cui però va dato il merito di aver salvato dall’estinzione lo stambecco) ma anche lungo sentieri d’alta quota che richiedono una buona preparazione fisica. Si parte da L’Eau-Rousse (1.660 m) in Valsavarenche. Punti spettacolari sono la splendida conca glaciale dove è ubicato il lago di Djouan a 2.516 m e il Col Entrelor (3.002 m) da cui si scende attraverso ghiaioni molto ripidi( breve tratto attrezzato) fino alla frazione di Bruil. Il secondo giorno si raggiunge il rifugio e il lago Benevolo (2.285 m) alimentato dal sovrastante ghiacciaio. Nella tappa successiva si supera il Col Rosset (3.025 m) dalle bancate rocciose color giallastro, con una splendida vista sul versante opposto. Si pernotta al rifugio Città di Chivasso ( 2.600 m) alla testata del Vallone di Nivolet e l’ultimo giorno si risale all’incantevole lago di Plan Borgno (2.672 m) ai piedi della Pointe de l’Aouille da cui si gode un immenso panorama sul Gran Paradiso. Poi si raggiungere il magico vallone verdeggiante delle Meyes, dove pascolano camosci e stambecchi e si torna al punto di partenza .
2) La Val Zebrù e i rifugi gemelli
È un’escursione indimenticabile, ad anello, che collega la Val Zebrù alla Valle dei Forni attraverso un percorso tra i rifugi più suggestivi dell’Alta Valtellina. Non presenta difficoltà tecniche e alpinistiche però richiede una buona preparazione escursionistica e un discreto allenamento. Partiti dal parcheggio di Niblogo in Val Zebrù (punto di informazioni del Parco Nazionale dello Stelvio) il primo giorno si raggiunge il Rifugio V° Alpini (2.877 m) che quando venne inaugurato nel 1884 si chiamava Capanna Milano ed è affiancato dal gemello rifugio Guido Bertarelli. Il giorno dopo lungo un sentiero ben tracciato si attraversa la parte più incontaminata della Val Zebrù, passando sotto il ghiacciaio della Miniera e raggiungendo il Passo Zebrù ( 3.010 m). Da lassù si apre un panorama grandioso in cui si impone il Gran Zebrù, e tra le altre cime, l’Ortles e sul versante della Val Codec il Cevedale. Si scende poi al Rifugio Pizzini e da lì al Rifugio Forni ( 2.178 m) dove si pernotta. Il terzo giorno , dopo essere transitati per il Ristoro Ables si rientra al punto di partenza. Quest’ultima tappa è particolarmente panoramica e consente di ammirare tutta la Valle del Gavia, con la vista che spazia fino a Livigno e la Svizzera con sullo sfondo il Bernina.

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Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne.

Immanuel Kant

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