giovedì 26 gennaio 2017

ABRUZZO, LA MONTAGNA IGNORATA E UNA REGIONE GOVERNATA DALLA SPIAGGIA

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Una regione di montagne, governata con i piedi piantati sulla spiaggia, tenendo d’occhio soltanto la politica e le città. Amo e frequento l’Abruzzo da una vita, dedico alle sue montagne e alle loro storie una parte importante del mio lavoro e della mia vita.

Scrivo mentre, da una settimana, centinaia di amici abruzzesi (ma anche marchigiani, e di Amatrice e dintorni) vivono senza luce elettrica e scavano per disseppellire le loro case. Qualcuno, che fa il contadino, vede morire il suo bestiame e non è in grado di far nulla, tranne postare delle foto terribili su Facebook.


Scrivo mentre da più di un giorno, dalla neve ghiacciata di Rigopiano, non vengono estratte delle vittime vive. La mia angoscia e le mie preghiere sono uguali a quelli di milioni di altri. Conosco alcuni degli uomini e delle donne del Soccorso che operano lassù dalla prima notte, molti sono stati in prima linea anche ad Amatrice e a Norcia, nei mesi scorsi. Straordinari, fantastici, tutti.

Ci sono delle inchieste in corso, e se qualcuno alla Prefettura di Pescara ha ignorato le voci che chiedevano aiuto attraverso i cellulari o le mail è giusto che venga punito. Se un sindaco ha firmato il permesso di costruire o di ampliare un albergo allo sbocco del canalone del Monte Siella, uno dei più pericolosi del Gran Sasso, è giusto che cambi mestiere. Ma c’è la magistratura, per questo.

Gli errori dei funzionari e dei sindaci, però, fanno parte di un sistema di ignoranza più diffuso, che parte dalla politica e investe il mondo dell’informazione, che è anche il mio. Nei giorni scorsi un caporedattore mi ha chiesto “ma perché, ci sono le valanghe in Abruzzo?”. Pochi minuti fa, a una radio nazionale, ho sentito descrivere Rigopiano come “il tetto del Gran Sasso”. Invece Rigopiano non è il tetto, sta molto più in basso, collega. E sui tetti le valanghe non cadono.

Invece le valanghe in Appennino ci sono, e possono diventare terribili. Negli anni Trenta, sui Sibillini, quelle del Monte Vettore hanno distrutto numerose frazioni, di alcune ci sono ancora le macerie. Quest’anno “per fortuna” il terremoto ha svuotato i paesi, e lì non si dovrebbe rischiare.

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Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne.

Immanuel Kant

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