mercoledì 10 agosto 2016

Viaggiare a piedi come terapia per lo spirito


Durante il medioevo nel cattolicesimo c’era la strana convinzione che i mali del corpo e della mente si potessero curare partendo per un lungo viaggio alla ricerca delle reliquie dei santi da toccare. La chiesa pubblicò addirittura una guida ai luoghi di pellegrinaggio con l’indicazione, caso per caso, del problema e della relativa soluzione. Per esempio, se una donna non riusciva ad allattare, nella sola Francia poteva scegliere tra 46 pellegrinaggi ai santuari dedicati alla Madonna del latte (“Se la Vergine fosse stata una vacca”, osservò in modo poco garbato nel cinquecento il riformatore protestante Giovanni Calvino, “a stento sarebbe stata capace di produrne una tale quantità”).
 
Ai fedeli affetti da mal di denti veniva raccomandato di andare a Roma, alla basilica di San Lorenzo, e di toccare le ossa delle braccia di santa Apollonia, la santa protettrice dei denti, oppure di cercare i pezzi della sua mandibola nella chiesa gesuita di Anversa o i suoi alluci in vari siti sparsi nei dintorni di Colonia. Le donne infelicemente sposate dovevano andare in Umbria e toccare le reliquie di santa Rita da Cascia, avvocata dei problemi coniugali (oltre che delle cause disperate), mentre chi aveva paura dei lampi poteva trovare sollievo nella chiesa gesuita di Bad Münstereifel, in Germania, toccando la reliquia di san Donato, che secondo la credenza proteggeva dagli incendi e da ogni tipo di esplosione.

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Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne.

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