Un itinerario di 130 km da percorrere in sette giorni, al confine con Liguria, Lombardia ed Emilia. In una terra da sempre ostile al potere imposto dall'alto (dai Romani ai feudatari al fascismo) oggi i piccoli borghi accolgono - quasi cercandolo - il turismo non invasivo. Lontano dall'autostrada, tra monti, vallate, coltivazioni e progetti di recupero dell'ambiente. E molta acqua
Il paese della nonna di Papa Francesco. La vigna del cantante degli Ex-Otago. L’aria fresca dei mille metri. I formaggi, i campi di verdure. E poi i castagneti, il torrente, le cascine. Le strade tortuose e i boschi che segnano i confini tra Liguria, Piemonte, Lombardia ed Emilia. Insomma, la Val Borbera. Un Appennino poco battuto in provincia di Alessandria, selvaggio, remoto: per questo, da sempre, terra di ribelli. Erano ribelli i partigiani che qui riuscirono a creare una zona libera dal regime nazifascista. Ed erano ribelli i banditi e le comunità di montagna, che contrastarono le imposizioni feudali e monarchiche. Ben prima di loro era ribelli le tribù di Liguri, che si opposero all’invasione dei Romani. Oggi a essere ribelli sono contadini e pastori che scommettono su questa terra scomoda lontana da città e autostrade, che però sta scoprendo il turismo lungo un cammino che non poteva chiamarsi altrimenti: «Il cammino dei ribelli».
Sette le tappe, sette giorni, 130 i chilometri ad anello lungo sentieri e mulattiere che ancora pochi conoscono, per un semplice motivo: il Cammino dei Ribelli è appena nato. A immaginarlo l’esperto di cammini e progetti sociali Giacomo D’Alessandro, 31 anni, che per la sua tesi di laurea in comunicazione all’Università di Torino si è ispirato «a una visione socio-politica del cammino, come strumento per rilanciare territori minori», racconta. La sua famiglia ha casa a Persi, in bassa Val Borbera, la scelta è venuta quindi naturale: nel 2017 Giacomo ha cominciato a viaggiare su e giù per la valle, alla ricerca di abitanti desiderosi di lanciarsi in un progetto che all’inizio non vedeva tutti d’accordo. «I timori erano tanti, a partire dal solo pensiero che dei “foresti” potessero scoprire una valle tranquilla», continua. «Ma con un lavoro di dialogo e partecipazioni molte resistenze sono state vinte. E il progetto del Cammino è partito».
Continua qui
Nessun commento:
Posta un commento