lunedì 18 ottobre 2021

Dove comincia l'Appennino - Archeologia tra Staffora e Curone

 

Il sito archeologico noto con la denominazione di Guardamonte si estende lungo la sommità e le aree settentrionali di versante del monte Vallassa, sul crinale compreso fra i paesi di San Sebastiano Curone e Bagnària. Le prime indagini archeologiche furono intraprese negli anni Cinquanta, in seguito a rinvenimenti fortuiti, dalla Soprintendenza archeologica del Piemonte, a opera di Felice Gino Lo Porto, a cui fecero seguito sporadiche ricerche negli anni Settanta, solo parzialmente documentate. A partire dal 1995 l'Università degli studi di Milano, sotto la direzione scientifica della professoressa Cristina Chiaramonte Trerè, titolare della cattedra di Civiltà dell'Italia preromana, con la collaborazione degli scriventi, ha dato avvio a un nuovo progetto di ricognizioni e scavi nell'area interessata dalla presenza dell'insediamento. Le indagini tuttora in corso hanno messo in evidenza in quest'area, posta in posizione dominante rispetto alle valli dei torrenti Staffora e Curone e naturalmente difesa, una complessa situazione insediativa che affonda le sue origini nel corso del V millennio a.C., con testimonianze di frequentazione a partire dal Neolitico medio fino alla seconda età del Ferro e all'epoca romana, probabilmente alto-imperiale.

La lunga durata dell'occupazione può essere parzialmente spiegata dalle caratteristiche morfologiche del sito che permettono il controllo delle direttrici fluviali dalla pianura verso sud fino ai valichi appenninici. Un altro aspetto che sembra offrire un indizio di notevole interesse è costituito dalle caratteristiche geologiche strutturali dell'altura, con la sovrapposizione della formazione arenacea permeabile alle formazioni sottostanti marnoso-argillose impermeabili, che determinano la presenza di sorgenti persistenti, testimoniata oggi dalle fontane dell'Arsazza e della Fontanazza, con portata abbastanza rilevante e ottima qualità dell'acqua.

Gli scavi condotti dall'Università hanno interessato diverse zone del monte: in particolare importanti testimonianze sono state poste in luce nel pianoro posto lungo il margine settentrionale della rupe (saggi 1 e 3) e su una terrazza pianeggiante, situata a quota inferiore, lungo il versante settentrionale del monte (saggio 5). Contestualmente alle operazioni di scavo è stato realizzato, con l'ausilio delle più moderne tecnologie, un rilievo topografico digitalizzato dell'intera altura che permette oggi di disporre per la prima volta di una mappa che riproduce fedelmente le caratteristiche morfologiche dell'area e i punti di affioramento delle evidenze antiche nonché la collocazione esatta degli interventi sul terreno.

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