mercoledì 17 ottobre 2018

Grotte e borghi senza tempo, trekking d’autunno in Val Maone

Lungo l’antico itinerario dei pastori d’Abruzzo nel cuore del Gran Sasso

PIETRACAMELA - Le giornate si accorciano e i colori dell’autunno infiammano strade, boschi e le faggete in cima alle montagne. Prima che arrivi la neve e le basse temperature impigriscano anche gli escursionisti più temerari, è possibile camminare lungo i sentieri della Val Maone, nel Parco nazionale del Gran Sasso, in un Abruzzo poco conosciuto che in queste settimane profuma di funghi e di castagne, tra borghi antichi e chiese di pietra. 
Si parte da Pietracamela dopo aver viaggiato per una trentina di chilometri dal capoluogo Teramo: il borgo in pietra accoglie con i suoi vicoli stretti, i saliscendi e le piccole piazze a strapiombo sulla roccia, chiusi dalle pareti del Pizzo d’Intermesoli, poderosa e alta montagna del Gran Sasso, e del macigno “Pietra in cacumine”, cioè alla sommità, che incombe sullo sfondo. Le case e gli archi in pietra creano scorci scenografici e suggestivi: non sorprende che la bellezza un po’ sonnacchiosa del borgo e la tranquillità dei suoi vicoli abbiano fatto inserire Pietracamela nell’associazione dei “Borghi più belli d’Italia”. E’ un villaggio medievale in pietra tra il Rio Porta e il Rio Arno, circondato da alte montagne; un luogo antico abitato da ex pastori dai modi un po’ spicci ma che accolgono con semplicità i pochi visitatori che si spingono fin quassù. All’ingresso del borgo si visita la duecentesca chiesa di san Leucio, con un’acquasantiera cinquecentesca, affiancata da una torre che faceva parte della cinta muraria, innalzata nel Cinquecento quando Pietracamela apparteneva al Regno di Napoli. La centrale piazza Cola di Rienzo, o piazza degli Eroi, ha una piccola fontana ottocentesca proprio sotto la grande roccia a strapiombo; da qui si entra nella parte antica, fatta di piccoli vicoli e case scavate nella roccia. Meritano una visita anche le antiche chiese di san Giovanni, del 1432, e quella di san Rocco, del 1530, con gli altari lignei e le date scritte sugli architravi dei portali. 
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Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne.

Immanuel Kant

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