Quattro "giganti buoni" dominano con i loro profili familiari questo punto della Valtrebbia che converge su Perino. Sono la Concrena, l'Armelio,
l'Osero e la Pietra Parcellara; quattro montagne, le prime tre sul versante destro, la quarta su quello sinistro del fiume Trebbia, con l'aria dei mille
metri, modeste, senza cime tempestose, due verdissime di boschi (Concrena ed Osero) e due nereggianti di rocce scure (Armelio e Parcellara).
Parliamo qui dell'ultimo dei quattro "giganti", la Pietra Parcellara (836 m.) - in dialetto piacentino "Pedra Parslèra" -, e un sito stupendo che si affaccia sulla Val Trebbia in un punto in cui il tratto collinare è ancora dolce, differente dall'imponenza e a volte dall'asprezza delle cime che seguono il fiume nel suo risalire verso la sorgente; è una delle montagne più note ai Piacentini, è detta anche il "Cervino piacentino” perché ricorda con la sua punta aguzza il ben più noto ed alto monte delle Alpi; è quasi una gita d'obbligo per chi soggiorna nella zona o per chi vuole trascorrere una giornata tra i monti senza doversi allontanare troppo dalla città.
Solitaria ofiolite di perso colore, in quanto nessun monte le si affianca da Travo fino alle pendici del monte Lazzaro, si presenta con mille facce ed aspetti diversi, ogni volta sorprendenti: da Travo è rotonda come un elmetto, da Perino è appuntita ed affilata come un duro e nereggiante cono, da Cassolo è piatta e larga con sembianze di volto umano (nel Ventennio si diceva che ricordasse il profilo del Duce); seppur non particolarmente alta, si erge dal pacato profilo dei colli circostanti dai quali differisce per morfologia imponenza e colore.
Trattasi di una porzione del mantello terrestre, scaturito dalle profondità del nostro pianeta 250 milioni di anni or sono; per essere tecnici e precisi le
rocce che costituiscono la Pietra Parcellara sono rocce magmatiche ofiolitiche intrusive alloctone - magmatiche in quanto prodotte da primevi bocche vulcaniche o meglio da una caldera presente ai tempi dove oggi trovasi il golfo di Genova - intrusive in quanto non hanno mai raggiunto la superficie aerea del pianeta ma sono state inglobate in altre rocce - alloctone in quanto non generate nel situ in cui oggi si trovano ma, ivi giunte grazie ai
movimenti della crosta terrestre; al sollevarsi dei rilievi appenninici i processi di glaciazione e di degradazione elolico-meteorica hanno eroso il più
tenero tessuto argilloso e fatto affiorare questo “gigante dai piedi d’argilla”, portandolo a troneggiare sul paesaggio circostante.
Sulla Pietra Parcellara, anticamente chiamata Prescigliera, era presente un castrum monastico che crebbe di importanza con la costruzione
del Castello di Prescigliera e della vicina cappella; antico possedimento del Monastero di San Paolo di Mezzano Scotti, successivamente, passò
ai Malaspina; nel 1155 passò alla nobile famiglia dei Perducca, feudataria della Pietra Perduca/Perducca, anch'essa fortificata e dotata di castello .
Nel 1269 il Comune di Piacenza occupa il territorio distruggendo il castello ed il feudo di Parcellara, unitamente a quello di Mezzano Scotti, entrano a far parte della Contea vescovile di Piacenza, fino al passaggio sotto il Comune di Bobbio nel 1927.
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