venerdì 27 febbraio 2009

La salute come percorso di consapevolezza















Su AAM TerraNuova ho trovato questo articolo, che credo possa interessare tutti i camminatori consapevoli.

“La salute come percorso di consapevolezza”
Di Ralph A. Belig

Nell’antica Grecia si pensava che per guarire da una malattia bastasse dormire in
un tempio consacrato ad Asclepio, l’Esculapio dei Romani. Coloro che non stavano
in buona salute, lasciavano il loro paese per andare a cercare un tempio. A volte questo
voleva dire lunghi tragitti, cammini di giorni e giorni, un vero e proprio pellegrinaggio
prima di trovare un tempio di Asclepio.
Mettersi in cammino da soli per andare verso la salute, rappresentava una decisione potente:
il primo passo verso la guarigione. Una volta arrivato al tempio, il viandante non veniva
fatto entrare subito, rimaneva fuori diversi giorni, durante i quali veniva invitato a digiunare
e a sottoporsi ad altri rituali di purificazione per liberarsi dalle tossine e lasciare fuori
dal tempio le sue vecchie abitudini, che poi rappresentavano la malattia stessa.
Completata la purificazione, veniva introdotto all’interno del tempio, dove veniva sottoposto
alle varie terapie. La prima medicina utilizzata era quella più diffusa a quei tempi,
basata sull’assunzione di erbe e cibi curativi; ma in nessuno tempio dedicato ad Asclepio
mancava una palestra, dove i pazienti potevano curare il corpo, e spazi ad hoc per
condividere con altri pazienti, e spesso filosofi di passaggio, riflessioni e discussioni sui
grandi temi della vita. Non veniva trascurata neanche l’espressione artistica: con regolarità
venivano messi in scena i drammi degli autori classici dell’epoca, a cui spesso partecipavano
gli stessi malati. Molto spazio era dedicato anche al cultura del bello: tutti i
templi di Esculapio erano ornati di opere d’arte dei maggiori scultori dell’epoca.
Il senso di questa grande ricchezza d’attività era quello di affrontare la malattia da un
punto di vista globale, oggi si direbbe olistico: il rimedio fitoterapico, l’alimentazione,
l’esercizio fisico, il nutrimento dell’anima e l’attività espressiva. Molto diverso da
quanto viene fatto oggi nei nostri attrezzatissimi ospedali, dove la guarigione è delegata
esclusivamente ai tecnici della salute e il paziente assume un ruolo passivo.
Certo la medicina ha fatto dei grandi passi avanti, siamo diventati molto bravi a curare
le malattie acute, a intervenire nelle situazioni traumatiche e di urgenza. Se abbiamo
un incidente automobilistico è meglio finire in un ospedale attrezzato del XXI secolo
che in un tempio di Esculapio. Tuttavia il fatto che oggi la maggior parte delle malattie,
almeno nei paesi industrializzati, sono di carattere cronico e l’approccio della
medicina convenzionale risulta in gran parte insufficiente.
Il principale ingrediente che manca oggi nel campo della salute è lo stimolo a guardarci
dentro, a migliorare il nostro stile di vita, quasi sempre caotico e poco salutare. Il risultato
è che le nostre menti sono confuse e generano di conseguenza una fisiologia di stress.
Più un organismo è sotto stress, tanto più trattiene e accumula energia e diventa un sistema
chiuso perché si chiude agli input che provengono dall’esterno, aumentando così il
suo stato di disordine interno. Un sistema aperto invece sviluppa entropia negativa perché
ha più vitalità e quindi più salute. Il primo passo verso la salute è rendersi conto se
il nostro organismo è chiuso e si sta auto-degradando per via di questo meccanismo oppure
se può considerarsi un sistema aperto e quindi attuare tutte le strategie necessarie
per ridurre il livello di stress. Un organismo meno stressato presenta un’armonia di funzionamento
che gli permette di evolvere in un’altra direzione di maggiore salute.
Questo processo di riduzione dello stress è fondamentale per superare l’attuale paradosso,
unico nella storia dell’uomo: oggi si vive più a lungo, ma non si ha il tempo per
godere appieno di questo. Manca anche la consapevolezza, ma solo se sono consapevole
posso condurre uno stile di vita sano e soddisfacente, partecipando proficuamente
alla vita della società e al progresso del pianeta. D’altra parte più sono consapevole dei
meccanismi interni, più sono consapevole dei meccanismi collettivi che sono ben ancorati
nella nostra mente e da cui poi derivano stili di vita poco salubri.
La salute è l’esperienza della vita, della nostra relazione con il mondo umano e non umano.
Se c’è una malattia c’è un messaggio, c’è qualcosa da imparare e probabilmente da
cambiare. Purtroppo la medicina moderna ha perso per strada l’aspetto educativo. Se
leggiamo con attenzione l’insieme di provvedimenti e azioni che costituiscono il cosiddetto
piano sanitario nazionale, più che di «politica della salute» sembra trattarsi di
«politica della malattia». È tempo di ribaltare quest’approccio meccanicistico e valorizzare
a pieno il concetto che vede la salute come un percorso consapevole costante e attivo,
basato sulle piccole scelte di ogni giorno.

(tratto dal numero di Marzo
2007 di Salute è, supplemento di MnC di Aam Terra Nuova)

Fonte

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