Grazie alla crescente consapevolezza dell’impatto della plastica sull’ambiente, si stanno diffondendo alternative ecologiche alle bottiglie usa e getta. Tra quelle che stanno riscuotendo maggiore successo c’è l’uso della borraccia, importante, per disincentivare il consumo delle minerali, specie se si considera che gli italiani sono i primi in Europa per consumo di acqua minerale imbottigliata (8 miliardi di bottiglie l’anno) e al secondo posto a livello mondiale dietro solo al Messico.
Quando ne vogliamo acquistare una la scegliamo sulla base di caratteristiche di affidabilità, di praticità o di comodità e valutando la resistenza del contenitore, la facilità di apertura, l’isolamento termico, l’ermeticità, il diametro del collo. Meno frequentemente però diamo il giusto peso a un aspetto altrettanto importante a cui è legata la salubrità della bevanda che ingeriamo: il materiale (o i materiali) con cui è realizzata.
Anche le autorità sanitarie ci ricordano l’importanza per il nostro corpo di una giusta idratazione, come il Ministero della Salute sulla pagina “Quanto bere“, ma non è altrettanto facile trovare informazioni sui materiali più adatti per farlo. In parte perché molto dipende dagli utilizzi cui destineremo la nostra borraccia: per bevande acide, caffè, latte o infusi caldi, piuttosto che solo per acqua, fredda o a temperatura ambiente
Tra i materiali più comuni con i quali sono realizzate le borracce si annoverano la plastica, l’acciaio e l’alluminio; in misura minore anche il vetro, che ha lo svantaggio del peso e della fragilità. Questi materiali prevedono anche rivestimenti e componenti che li rendono più pratici o più eleganti, realizzati per esempio in bambù o in silicone, ma che oltre ad impattare sull’estetica possono avere un ruolo importante sulla sostanza.
BORRACCE IN PLASTICA
La leggerezza e la versatilità sono i pregi più grandi associati all’acquisto di borracce di plastica; e ovviamente il prezzo, inferiore rispetto a quello dei contenitori prodotti con altri materiali, come l’acciaio: è comunque consigliabile diffidare da quelle che hanno prezzi troppo economici perché potrebbe essere sinonimo di scarsa qualità. Uno dei possibili problemi legato all’uso di polimeri è rappresentato dalla facilità di incorrere in un sapore alterato dell’acqua o della bevanda che vi è contenuta; ma questa eventualità è fortemente legata alla qualità della plastica e alle temperature di utilizzo.
Tra le plastiche più frequentemente impiegate vi sono il tritan, il polipropilene, il polietilene, il PET: plastiche in cui il rischio di migrazione di sostanze potenzialmente pericolose è minimizzato, alla luce del fatto che raramente vengono impiegati ingredienti problematici durante la loro produzione. Strano a dirsi, si trovano in commercio anche prodotti realizzati in policarbonato, materiale ormai bandito per la realizzazione di articoli come biberon o tazze per bambini, a causa della presenza del noto interferente endocrino Bisfenolo A (BPA).
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