Ofiolite di serpentino nero alto 659 metri. Vasche con tritoni crestati e tritoni alpini. Tracce di insediamenti dai tempi della Preistoria. La presenza di vasche scavate nella pietra, quelle che raccolgono l'acqua piovana per i tritoni, porta a pensare al culto delle acque e del dio Penn. Un edificio religioso, dedicato ora a Sant'Anna, di impianto quattrocentesco, nato nel X secolo, crollato nel 1117 per un terremoto e ricostruito poi nel XII secolo. Sulle pareti della Perduca ci sono vie sportive attrezzate per un’arrampicata. Tutto questo e tanto altro circa questa piccola pietra. Comunque basta guardarla per amarla. Grazie mille a Gigi Galantin per il magnifico scatto.
Pietra Parcellara e Pietra Perduca
Questa è una passeggiata in un ambiente pervaso di mistero, forse di magia. La conformazione del luogo è strana, inquietante, attorno a una cuspide di scabra roccia che emerge dal morbido paesaggio argilloso delle colline di Piacenza, all’inizio dell’Appennino. Si chiama Pietra Parcellara la nostra meta ed è un grosso panettone di ofiolite (una roccia serpentinosa che viene dalle viscere della Terra) che per cause legate alla diversa intensità dell’erosione dei suoli è rimasta sola a troneggiare sul paesaggio. L’ambiente circostante ospita ben sette habitat naturali esclusivi, dovuti proprio alla natura del suolo e alle condizioni microclimatiche. Un luogo così ha coinvolto ben presto la fantasia popolare e la superstizione. Accanto alla Pietra Parcellara c’è un’altra ‘pietra’. Si chiama Perduca e si riconosce per la sua chiesuola eremita e per i misteriosi ‘letti dei Santi’, scavati nella roccia.
Tempo di percorrenza: 2 ore e 30 minuti.
Distanza: 8,2 km.
Dislivello: 400 metri circa.
Altezza massima: 730 metri alla chiesuola della Parcellara.
Segnavia: discontinuo; nel tratto terminale segnavia Cai 167.
Molto fango in caso di piogge recenti.
Periodo più indicato: tutto l’anno, salvo il pieno dell’estate, nelle ore calde.
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