domenica 11 marzo 2018

Parchi in Liguria, un “tesoro” verde da tre milioni l’anno

Genova - La situazione più curiosa, in un Paese in cui nulla dovrebbe più sorprendere, è che il destino dei parchi liguri è indissolubilmente legato al cattivo comportamento dei Comuni della Liguria. 

I finanziamenti che oggi arrivano agli enti derivano dall’ecotassa, la sanzione che la Regione incassa, e poi redistribuisce, dai Comuni che non raggiungono gli obiettivi della differenziata e continuano a conferire massicce quantità di rifiuti nelle discariche. Tradotto: meno le amministrazioni locali sono virtuose, più i Parchi incassano. Viceversa, se gli obiettivi a tutela dell’ambiente venissero maggiormente rispettati dalle comunità locali, l’altra gamba dei presidi del territorio verrebbero clamorosamente penalizzata. 

Con quella cifra, che oscilla tra i due milioni e mezzo e i due milioni e 800 mila, va avanti un complesso sistema che si articola su sei Parchi regionali, tenuto fuori quello delle Cinque Terre che è nazionale e finché Portofino (se tutto andrà nei tempi previsti, la pratica potrà essere conclusa entro quest’anno) non seguirà lo stesso destino. Ci sono ancora aree più piccole gestite dai Comuni e due giardini botanici.
Non c’è dubbio, però, che il grosso della partita si giochi sui sei Parchi regionali. La discussione (servono, non servono) è riesplosa dopo l’iniziativa del consigliere regionale Andrea Costa, ex sindaco di Beverino nella Val di Vara, alle spalle della Spezia, che ha chiesto l’abolizione del parco di Montemarcello, che corre giù dall’entroterra lungo il Magra per arrivare fino alla foce del fiume. Dai contrasti dialettici che ne sono seguiti, con la consueta sequenza di dichiarazioni polemiche, si fatica però sempre a individuare quale sia la portata economica del sistema Parchi in Liguria. Il Secolo XIX ha affrontato questa disamina.

Il costo degli organi politici, fortunatamente, è crollato nel tempo. Tra presidenti e consiglieri si sta sotto i 50 mila euro l’anno. Per il personale viene destinato circa un milione l’anno e i numeri sono tutt’altro che cospicui: circa trenta persone in tutta la Regione. Servono per la pulizia dei sentieri, che si estendono per 900 chilometri. Poi per fare educazione ambientale, per affrontare emergenze come quella dei cinghiali, per gestire varie strutture ricettive come rifugi, foresterie, bed&breakfast. la media di posti letto per parco è salita a circa 250 in media. Qualche esempio? All’Aveto ci sono 7 rifugi, al Beigua 3 ma con 6 centri di educazione ambientale, un rifugio e una locanda a Portofino. È una posta da cui arriva anche qualche ricavo. Cifre non grandiose, ma che vanno ascritte tra le entrate. Come all’Antola, dove nei mesi tra aprile e giugno tra rifugi, fattorie didattiche e centro equestre sono arrivati 13 mila euro.
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