E’ stato un anno record per il Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico (Cnsas): sono infatti stati oltre 10 mila gli interventi compiuti dagli oltre 41 mila soccorritori dislocati in tutta Italia, con un incremento del 7,1% rispetto al 2018. Il motivo, a detta del presidente nazionale Maurizio Dellantonio, sarebbe da ricercarsi nella «più intensa frequentazione delle montagne italiane», assieme a un’«estate particolarmente mite».
La maggior parte (75%) delle missioni sono state effettuate in terreno montano, impervio e ostile; quasi un terzo (3169) hanno necessitato dell’impiego di elicotteri. Prevalentemente i soccorsi hanno riguardato persone ferite (61.4%), ma ci sono state anche 950 ricerche di persone disperse, 280 interventi di Protezione civile, 164 incidenti stradali, 42 valanghe, 30 soccorsi in forra, 10 nelle grotte e 2 operazioni per l'evacuazione di impianti a fune. Si registra un leggero calo dei morti in montagna, passati dal 458 nel 2018 a 446 nel 2019 (il 4,4% del totale).
Il 77% delle operazioni di soccorso ha riguardato infortunati italiani, il 7% tedeschi, il 2.3% francesi, l’1% austriaci, lo 0.5% svizzeri. Un residuo 8.8% ha riguardato vittime provenienti da altri Paesi dell’Unione Europea, mentre il 3.4% da nazioni extra europee.
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