A Cantalupo Ligure (AL) sabato appelli alla riapertura del territorio. Tutti contrari alla maxi recinzione “ma si deve fare”. Il contenimento vero e proprio degli ungulati solo dopo la costruzione della barriera.
“Stiamo perdendo tempo, gli abbattimenti sono a rischio”. L’allarme è arrivato da Beppe Galmozzi, veterinario di Rivanazzano (Pavia) dal palco del palazzetto dello sport di Cantalupo Ligure sabato 9 aprile, dove si è svolto un affollato incontro sulla peste suina africana (Psa) organizzato dai Comuni di Cantalupo Ligure e Voltaggio per far sentire la voce del territorio rispetto alle restrizioni imposte da gennaio per contrastare la diffusione del virus. Fra il pubblico, tanti cacciatori, commercianti, sindaci, imprenditori del settore del turismo e dell’outdoor. Galmozzi nelle settimane scorse è stato autore di un documento sottoscritto anche da Ottavio Rube, sindaco di Costa Vescovato, e Gianni Repetto, ex presidente del Parco Capanne di Marcarolo e moderatore dell’incontro di Cantalupo. La sintesi del documento è “fare pure la maxi recinzione anti Psa ma riaprite il territorio”. “L’obiettivo – ha detto Galmozzi – è impedire che la Psa arrivi negli allevamenti suini, per questo è stata prevista la barriera da parte dall’Unione Europea. C’è da salvare un intero settore economico e le restrizioni imposte sono indispensabili”. Secondo il veterinario, però, “la recinzione è stata già utilizzata in Belgio, caratterizzato da estese pianure e non so quanto possa essere efficace sul nostro territorio. Se si perde tempo, i cinghiali potranno proliferare e con loro anche la Psa. La vegetazione a breve sarà più fitta e sarà anche più difficoltoso trovare le carcasse.
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