giovedì 9 dicembre 2021

Sant’Anna di Valdieri: il borgo recuperato dalle donne che credono nella montagna

A Sant’Anna di Valdieri, in Valle Gesso, cinque donne hanno deciso di ricominciare una nuova vita e aprire locande e rifugi per salvare il paese di montagna dallo spopolamento. Sono Cinzia, Rita, Michela, Marcella e Cinzia: insieme collaborano per riattivare sentieri abbandonati, far conoscere la cucina occitana e recuperare le tradizioni contadine perdute. Perché la montagna non sia vissuta solo nei periodi turistici, ma durante tutto l’anno.


Cuneo
 - C’è un borgo immerso nel cuore delle Alpi Marittime. Un paese intriso di storia dove ha vissuto per anni la famiglia reale dei Savoia, che qui aveva la sua residenza estiva e che, nel periodo fortunato, era abitato da non più di un migliaio di persone che conducevano stili di vita quasi dimenticati. Un borgo dove l’acqua è purissima, l’aria pulita e c’è così tanto silenzio ad avvolgere con rispetto la valle che fa quasi rumore.

Un paese in cui non ci sono le vie ma i “tetti” che uniscono due o tre case ciascuno e dove in passato non poteva mancare il forno comune, simbolo dello spirito condiviso. Un paese dove ogni fontana presente custodisce la storia di ogni suo abitante, che ne faceva uso perché le abitazioni, un tempo, erano sprovviste di acqua. Un paese dove il suo Museo della Segale testimonia che la cultura contadina è ancora oggi l’anima e il cuore pulsante di una storia che porta avanti con fierezza le sue antiche tradizioni.

Quel paese si chiama Sant’Anna di Valdieri e sorge in Valle Gesso, a pochi chilometri dal confine tra il Piemonte e la Francia. La sua storia, per certi versi, non è differente da quella di molte altre aree marginali che, con la crisi economica e industriale, hanno visto un esodo dei loro abitanti verso la pianura e i paesi più a valle. E così di anno in anno il paese non ha potuto fermare l’inarrestabile fuga dei suoi abitanti, che oggi si contano sulle dita di una mano.

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Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne.

Immanuel Kant

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