lunedì 26 luglio 2021

Dolomiti, sette rifugi lontani dalla folla

Si scrive Dolomiti, si pronuncia rifugi. Dalla fine dell’Ottocento ai nostri giorni, ai piedi delle pareti dei “Monti Pallidi”, sono stati inaugurati centinaia di punti d’appoggio. Dalle prime casette in pietra e legno realizzate dal CAI e dal DAV, il Club Alpino austro-tedesco, si è passati a costruzioni di molti tipi diversi. Oggi chi frequenta le montagne più famose d’Europa incontra classici rifugi che servono come punti di appoggio per arrampicate e alte vie, rifugi-ristorante accanto alle piste da sci, veri e propri alberghi d’alta quota. Qua e là, specie nei massicci più solitari, s’incontrano ancora i bivacchi fissi a semibotte, o delle malghe ristrutturate e adibite al medesimo scopo. In estate, nel cuore delle Dolomiti, la scelta di escursioni che conducono in direzione dei rifugi è vastissima. Il problema, se di problema si può parlare, sta proprio nella bellezza e nella frequentazione di questi luoghi. Su alcuni sentieri, dal Vajolet alle Odle e dal Sella alle Tre Cime di Lavaredo, se non si parte molto presto al mattino si rischia di camminare in fila.

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Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne.

Immanuel Kant

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