lunedì 12 luglio 2021

L’ultima goccia d’acqua: un bene prezioso in rifugio

Le montagne sono ormai sempre più frequentate anche in estate, ma non tutti, tra visitatori vecchi e nuovi, conoscono in dettaglio le difficoltà dal punto di vista idrico dei rifugi. Come funziona la gestione ad alta quota, e come è meglio comportarsi per non sprecarla?

Questo rifugio non è un albergo

Quello che non bisogna mai scordare è che un rifugio non è un ristorante, né un hotel: come noi ci siamo arrivati con fatica, anche tutto quello che vi troviamo è stato difficoltoso da portare a quell’altitudine, e il trasporto con mezzi a motore deve essere minimizzato, per i costi, ma soprattutto per l’inquinamento. Non ci si può aspettare un trattamento pari a quello che si riceve in città: se si parte già consapevoli del fatto che il tempo passato in rifugio non potrà contemplare gli stessi servizi, comfort e abitudini che abbiamo a casa, il proprio soggiorno sarà sicuramente più piacevole, e il lavoro per i gestori più semplice.

Come comportarsi per non sprecare acqua in rifugio

Come arriva, poi, l’acqua in rifugio? Ci possono essere molti modi, a seconda della posizione del rifugio stesso, non tutti sostenibili: sorgenti, torrenti, laghi, fusione della neve, ghiacciai, rete idrica – anche se raramente -, oppure può essere trasportata per via aerea o terrestre. Se per molti ormai il rifugio viene visto come punto d’arrivo della propria escursione, in realtà dovrebbe essere considerato come il punto di partenza.

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Quanto monotona sarebbe la faccia della terra senza le montagne.

Immanuel Kant

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