giovedì 1 aprile 2021

Nuovi impianti nell’Appennino emiliano? Scendono in campo Cai e ambientalisti

Ci risiamo. Per la montagna italiana, il periodo dell’uscita (speriamo!) dal Covid-19, e i fondi del Next Generation EU, distribuiti in Italia dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sembrano destinati a finanziare progetti che non sembrano ispirati a partecipazione, cultura, innovazione e lotta al cambiamento climatico come previsto dall’Unione Europea. E che in qualche caso possono avere un pesante impatto sull’ambiente. 

Un mese fa abbiamo raccontato del progetto per una cabinovia da Montorio al Vomano ai Prati di Tivo, sul Gran Sasso, da finanziare con il PNRR. Qualche giorno fa abbiamo scritto come la Valtellina abbia chiesto 2,5 miliardi di euro, pari al 13% dei 191,5 miliardi italiani del Piano, per un traforo ferroviario “di base” sotto allo Stelvio e per un altro sotto al Mortirolo. 

Rientrano in questo filone, anche se erano già stati parzialmente finanziati, i due progetti che minacciano uno degli angoli più belli e più amati dell’Appennino settentrionale.  

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Il Comitato “Un altro Appennino è possibile” annuncia il ricorso al TAR per l’impianto sul Corno alle Scale



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